Ue bacchetta l'Italia: troppa corruzione e leggi ad personam

Bruxelles torna a criticare: scarso il livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo. Ancora pesante l'effetto della corruzione sul Pil.

Ue bacchetta l'Italia: troppa corruzione e leggi ad personam
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3 Febbraio 2014 - 14.50


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Bloccare le leggi ad personam, preoccupazione per lo “scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo”, legge contro la corruzione che “lascia irrisolti” vari problemi. Nel report sulla corruzione, la Commissione europea non risparmia critiche pesanti all’Italia e ricorda che il fenomeno ci costa circa 60 miliardi all’anno, cioè intorno al 4% del Pil.

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Il rapporto verrà presentato domani e, oltre ad una parte generale, contiene approfondimenti su ogni Stato membro. Bruxelles suggerisce al nostro Paese di “bloccare l’adozione di leggi ad personam”, dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento. Nel report Ue si rileva che “i tentativi” di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati “più volte ostacolati” da normative di questo tipo.

A preoccupare Bruxelles nel panorama italiano sono anche “i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo”. “Sono – continua il report – tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione”.

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La nuova legge italiana contro la corruzione “lascia irrisolti” molti aspetti. Secondo la Commissione Ue infatti “non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio. È urgente – afferma il report – anche mettere mano al conflitto d’interesse”.

In ogni caso, dice Bruxelles, la nuova legge anticorruzione ed il successivo decreto legislativo sull’incandidabilità ed il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive segnano “un importante passo avanti”. A tal proposito la Commissione Ue segnala come la norma sia stata applicata “nel caso della decadenza da senatore di un ex premier”, cioè di Silvio Berlusconi.

La Commissione raccomanda di rafforzare il quadro giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti politici. In particolare, questo dovrebbe riguardare le donazioni, il consolidamento dei conti, il coordinamento. Tra i suggerimenti ci sono anche quelli di mettere in atto adeguati poteri di controllo e di prevedere l’applicazione di sanzioni dissuasive.

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Nonostante la legge anticorruzione e “gli sforzi notevoli profusi dall’Italia” per combattere il fenomeno, l’effetto della corruzione sull’economia italiana resta pesante. Secondo la Commissione Ue, il suo valore nel nostro Paese è intorno ai 60 miliardi all’anno, pari a circa il 4% del Pil.

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