Vendola: l'abbraccio con il Caimano porta male alla sinistra
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Vendola: l'abbraccio con il Caimano porta male alla sinistra

Il leader di Sel critica ancora una volta l'accordo tra Renzi e Berlusconi: Silvio rivendica il progetto come una sua creatura. È un patto che discrimina le minoranze.

Vendola: l'abbraccio con il Caimano porta male alla sinistra
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29 Gennaio 2014 - 16.03


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Nichi Vendola, leader di Sel, critica ancora una volta la nuova legge elettorale firmata Renzi-Berlusconi: «Abbiamo esibito una grande apertura nei confronti di Renzi e grande rispetto verso la mobilitazione democratica delle primarie. Abbiamo messo da parte qualunque istinto di faziosità o pregiudizio. Non ho cavalcato il coro di chi polemizzava con Renzi per l’incontro con il Cavaliere, anche perchè molti di coloro che lo hanno criticato hanno fatto un governo con lui e volevano cambiare la Costituzione con lui. Quello che mi ha spiazzato è stato l’aver siglato un patto con Berlusconi, che non a caso rivendica il progetto come una sua creatura».

«Un patto – ha aggiunto il leader di Sel – che non contempla l’ineggibilità a causa del conflitto di interessi, contempla un combinato disposto di abnorme premio di maggioranza e abnorme soglia di sbarramento, rappresenta il marchingegno utile a saziare l’ingordigia dei grandi partiti. Un patto che disprezza le minoranze, e non risponde all’unico quesito utile: come può un sistema elettorale accorciare le distanze tra cittadini e istituzioni, restituendo loro il diritto di incidere sulla scena pubblica».

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E poi ha detto critico: «L’abbraccio con il Caimano ha sempre portato male alla sinistra, ed è sempre stato criticato dai rottamatori che rimproveravano proprio al Pd di aver dimenticato per 20 anni nel rapporto con il Cav il nodo cruciale del conflitto di interessi. Non penso alla mia bottega, ma al futuro del centrosinistra e della democrazia». «Io vorrei – ha concluso il presidente della regione Puglia – andare al voto anticipato e penso anche gli italiani con una buona legge elettorale, cosa che l’Italicum non è».

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