L’accordo Renzi-Cav fatica in Parlamento

L'inizio faticoso della nuova legge elettorale a Montecitorio non deve sorprendere: troppi gli interessi in campo. [Nuccio Fava]

L’accordo Renzi-Cav fatica in Parlamento
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22 Gennaio 2014 - 21.10


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di Nuccio Fava

Non sorprende l’inizio faticoso del percorso a Montecitorio della legge di riforma elettorale. Si è parlato soprattutto di scoglio Lega per indicare una contrarietà irriducibile ad una soglia di sbarramento che rischiasse di escludere dalla rappresentanza parlamentare anche forze politiche insediate con forte presenza sul territorio. La questione, comunque la si voglia chiamare, ha contribuito a ritardare la stesura del testo base per l’inizio dei lavori in commissione costituzionale.

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Il problema è riproposto dalle altre minoranze che invocano la garanzia di una corretta rappresentanza della società italiana in Parlamento, dove anche forse non quantitativamente significative possono portare contributi di rilievo, tanto al governo quanto all’opposizione. Il valore della governabilità e la sua importanza decisiva non sono in effetti messi in discussione. Si chiede tuttavia una soglia più alta per accedere al premio di maggioranza e che quest’ultimo sia di una misura inferiore a quanto previsto nell’accordo tra Renzi e Berlusconi.

Ma il vero scoglio principale rimane quello della preferenza ritenuta indispensabile per stabilire davvero un rapporto tra elettore ed eletto e mandare definitivamente in soffitta l’aspetto più odioso del porcellum che provocava come risultato la composizione di un Parlamento di nominati dalle segreterie dei partiti e non di eletti.

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Renzi come già sostenuto alla direzione del Pd, che ha provocato le dimissioni di Cuperlo, intende procedere con determinazione sulla linea prescelta ricordando del resto gli altri due capitoli del progetto di riforme politiche istituzionali: la soppressione del bicameralismo perfetto, con la trasformazione del Senato, la rivisitazione radicale dell’articolo V della Costituzione. Si conferma nella sostanza la linea di forte novità e di messa in movimento di un sistema per troppi anni bloccato, rispetto al quale Renzi è disposto a giocare tutto fino ad affermare “se non passano le riforme, si va al voto”. Un aut-aut non da poco che impone però a tutti, Renzi compreso, senso di responsabilità e misura.

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