Per fortuna non sono tutti così. E davanti ai tweet e ai post che augurano una brutta fine a Pierluigi Bersani, ricoverato da stamattina in ospedale per una emorragia cerebrale, la Rete si ribella. Immediate le repliche a quanti hanno ironizzato sul grave malore che ha colpito l’ex segretario Pd o gli hanno augurato di peggio, una tendenza che sembra ormai prendere sempre più piede tra gli utenti dei social.
Solo che stavolta la Rete non ci sta. I commenti peggiori spariscono, restano quelli ironici come il gioco di parole sulla battuta che ha portato alle dimissioni di Fassina, in questo caso diventata “Bersani chi?”, o sulla ottima riuscita nel lavoro del rottamatore Renzi. Tanti invece gli appelli di chi si ribella alle cattiverie scritte contro una persona che lotta contro un grave problema di salute, tanti gli elogi per una persona considerata per bene, tanti gli auguri di pronta guarigione al “compagno” Bersani. Molti sono sui siti di quotidiani. C’è chi definisce “rivoltanti” le battute su di lui e chi definisce “poveraccio” chi le fa. Barbara Collevecchio scrive che “a proposito del cretinismo di cui scriveva il grandissimo #Berneri: chi augura la morte a #Bersani è abbastanza aderente al cretino”. Di quei commenti illeggibili, per fortuna, più nessuna traccia.
Di sicuro c’è una cosa. La spinta al commento becero e gratuito, per lo più scaturita sulla base di un solo titolo letto, comincia a non essere più tollerata, specie quando tocca estremi inviolabili per tutti, come la malattia e la morte. La cosa migliore è che la ribellione parte dagli stessi utenti del medesimo social network, pronti alla levata di scudi contro chi di strumenti utili come Facebook e Twitter fa armi inutili e pericolose pronte solo a dividere e distruggere. Grillo docet.
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