Ira, eversione, decadenza e disperazione

Il Cavaliere alza la voce contro tutti, torna a definirsi vittima perseguitata dai giudici comunisti per farlo fuori: così le sinistre vanno al potere.

Ira, eversione, decadenza e disperazione
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24 Novembre 2013 - 19.08


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di Nuccio Fava

Ira, eversione, decadenza, disperazione. Sono stati sentimenti di ira e di rabbia, di aspirazione velleitaria a situazioni privilegiate del passato quando il Cavaliere poteva agitarsi come un ayatollah di altri tempi, mente ora una linea di saggezza e di apertura al dialogo finalmente sembra prevalere come dimostra l’importante intesa di Ginevra. A casa nostra invece il Cavaliere alza la voce contro tutti, torna a definirsi vittima perseguitata dai giudici “comunisti” per farlo fuori e consentire alle sinistre di andare al potere per via giudiziaria.

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Non risparmia nemmeno il Quirinale nella sua ira demolitoria e accusa in modo paradossale Napolitano di non aver preso autonomamente l’iniziativa di concedergli la grazia nonostante la decadenza – vero colpo di Stato lo definisce – che mercoledì 27 sarà votata al Senato. Non c’è alcuna traccia di un qualche riferimento alla spaccatura avvenuta nel suo movimento con l’uscita del suo ex delfino Alfano e la costituzione di gruppi autonomi del nuovo centro destra alla Camera e al Senato. C’è solo risentimento e rabbia nelle sue parole che si concludono con l’appuntamento per una grande manifestazione sotto palazzo Grazioli nelle stesse ore del voto al Senato sulla decadenza. Proprio il carattere chiaramente eversivo pone Berlusconi in una posiIone di competizione con il leader di 5 Stelle Beppe Grillo e assisteremo ad una bella rincorsa nei prossimi mesi a chi la spara più grossa in termini di demagogia e di massimalismo populista.

Su altro fronte sarà interessante vedere come si caratterizzerà l’azione del Nuovo Centrodestra uscito da Forza Italia e che tipo di rapporti si instaureranno con i montiani e le schegge fuoriuscite del ministro Mauro e di Casini. La prova maggiore però sarà per il partito democratico, alle prese con il congresso, la scelta della nuova dirigenza e di una linea politica più chiara e comprensibile da parte dell’elettorato. I pasticci in fase pre congressuale, la confusione e la distanza tra le varie proposte non lasciano sperare ancora granché di positivo. Anche perché c’è, più o meno sotteso, un rapporto con il governo che non può essere ignorato tatticamente, ma affrontato con serietà perché è al governo che spetta il compito decisivo di portare l’Italia fuori dalla crisi.

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