Perché il Pd vuole cacciare la Cancellieri ma poi la salva?
Top

Perché il Pd vuole cacciare la Cancellieri ma poi la salva?

Non è un indovinello di Turandot ma solo l'ultimo bizzarro accadimento della nostra politica impazzita. Con i democratici in piena crisi di identità [Emanuele Conegliano]

Perché il Pd vuole cacciare la Cancellieri ma poi la salva?
Preroll

Desk Modifica articolo

20 Novembre 2013 - 18.12


ATF
di Emanuele Conegliano

Leggete prima le dichiarazioni dei quattro (poi diventati tre) candidati alla segreteria del Pd sul caso Cancellieri:

Gianni Cuperlo: “Alla luce di quello che sta accadendo, è utile che il ministro stesso, con il presidente del Consiglio, verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità nel suo ruolo di guardasigilli”.

Gianni Pittella: “Mi spiace, ministro Cancellieri, ma deve dimettersi. E sarebbe molto meglio che fosse lei a fare un passo indietro, senza mettere i parlamentari di un partito che appoggiano il suo governo nell’imbarazzante situazione di dover votare una sfiducia a un proprio ministro”.

Matteo Renzi: “Il punto vero è che il ministro della Giustizia anche secondo me si deve dimettere. Prima della discussione della mozione faccia un passo indietro»

Pippo Civati: (nella mozione di sfiducia mai presentata): “Paiono venir meno i presupposti di trasparenza, lealtà, dignità e correttezza che dovrebbero indirizzare e contraddistinguere i comportamenti di ogni Ministro della Repubblica. Tale situazione fa venir meno, oggettivamente e soggettivamente, la fiducia nel Ministro della Giustizia pro-tempore”.

Leggi anche:  Emilia-Romagna e Umbria: vittoria nella del centro-sinistra, il Pd targato Schlein vola

Dunque: i quattro candidati alla segreteria del Pd si erano pronunciati per le dimissioni del ministro Cancellieri. E coerentemente con le posizioni di chi nei congressi dei circoli ha espresso il 100% dei voti degli iscritti, il Pd non ha votato la sfiducia alla Cancellieri e ha fatto quadrato intorno all’umano ministro sensibile alle patologie della famiglia Ligresti.

Siccome questa evidente bizzarria non è accaduta su Marte, ma qui sulla Terra ad opera dei parlamentari di un partito che guida il governo, è necessario porsi alcune domande e darsi delle risposte.

1 – I candidati alla segreteria del Pd e i loro seguaci dicono A e poi fanno Z. Senza sentire il dovere di vergognarsi almeno un pochino;

2 – Nel Pd non comandano né i dirigenti, né tantomeno gli iscritti veri e men che meno quelli arruolati per l’occasione dell’ultimo congresso a 15 euro a tessera. Ma comanda la Spectre;

3 – Nel Pd tutti hanno diritto di parola, ma si fa quello che decide Napolitano. E zitti;

Leggi anche:  Michele De Pascale: breve storia del giovane dirigente del Pd eletto presidente dell'Emilia Romagna

4 – Nel Pd il vorrei è sempre associato al non posso. Nessuno voleva gli F35, ma poi votano come ministro della Difesa Mauro; nessuno voleva aumentare l’Iva, che poi è stata aumentata; nessuno vuole l’austerità fine a se stessa, ma poi propongono una legge di stabilità che stenderebbe un elefante; nessuno voleva disastri come quello della Sardegna, ma poi tutti lasciano costruire sui fiumi e il futuro idrogeologico del paese vada a farsi benedire. Vorrei cacciare la Cancellieri. Ma non posso. Appunto.

Insomma, per quale oscuro male o destino cinico e baro il Pd non può far mai quello che vorrebbe fare? Se fosse stato uno dei tre indovinelli di Turandot state certi che la testa di Calaf sarebbe stata mozzata da tempo…

Native

Articoli correlati