La fase storica che attraversiamo presenta in contesti diversi, problemi analoghi riguardo alla difficoltà di costruire equilibri politici e di governo sufficientemente stabili. In Italia il male è cronico e ha caratterizzato specialmente l’intero ciclo della cosiddetta seconda Repubblica indicandone le cause nelle inadeguatezze e nella conseguente caduta dei partiti storici a seguito di tangentopoli e del crollo del muro di Berlino.
Condizioni molto diverse invece in Germania, negli Stati Uniti e nella stessa Francia post gollista, che presentano esperienze istituzionali e politiche abbastanza diverse, ma che non per questo si sottraggono a debolezze di governo e di adeguate risposte ai problemi posti dalla crisi. Si pensi alle difficoltà sinora incontrate dalla signora Merkel, per quanto reduce da un fresco risultato elettorale molto lusinghiero. Per non dire della debolezza di Holland in Francia titolare di un consenso popolare che mai era stato così basso per un inquilino dell’Eliseo.
Il nostro presidente del Consiglio non è certo in condizioni migliori, nonostante la recente fiducia parlamentare e la presentazione di una complessa e problematica legge di stabilità. Può in parte consolarsi il nostro premier , perché ha conseguito un significativo chiarimento all’interno della coalizione, specie nei confronti di Forza Italia. Forse potrà contare oltre che sulla stima e l’amicizia personale, dei consigli e dei suggerimenti del presidente americano Obama che è riuscito ad evitare all’ultimo minuto il tracollo finanziario degli Stati Uniti.
Non basterà di sicuro l’adagio “mal comune mezzo gaudio”. Lo sa bene Berlusconi a cui certo non mancano gli affanni di ogni genere. La sua capacità tattica e di mutamenti di posizione anche improvvisi e sorprendenti, sono sempre stati una sua caratteristica sino all’ultimo salto mortale espresso in Senato con la sorprendente fiducia al governo. Tuttavia non è bastata a favorire un rasserenamento dentro Forza Italia ormai in agitazione quasi permanente con oscillazioni di linea quantomeno sconcertanti. Per questo il Cavaliere tende ad apparire un grande pacificatore impegnato nella mediazione per evitare rotture definitive e contemporaneamente preoccupato di rimanere aggressivo protagonista sino a fare intravvedere il rischio di elezioni anticipate e di “muoia Sansone e tutti i filistei”.
Il Paese non capirebbe e non credo darebbe riconoscimenti positivi ad una forza che si azzardasse di provocare il voto anticipato. La lettura intelligente e accorata del presidente Napolitano spinge infatti in ogni modo per assunzione di responsabilità ed estrema consapevolezza da parte di tutte le forze politiche. Il bisogno di governo è in ogni caso indifferibile e in contesti così diversi come ricavavamo prima richiede un duro lavoro e una azione collettiva il più convergente possibile.
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