La Giunta per le elezioni marcia spedita verso la dichiarazione di decadenza di Silvio Berlusconi e non sono attesi, da lì, “colpi di scena”. Ne è convinto il relatore Pdl Andrea Augello, rassegnato a vedersi bocciare la sua relazione contraria alla decadenza del Cavaliere e a passare quindi la mano ad un nuovo relatore della maggioranza. Lo scontro esce quindi dal cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, dove ha sede la Giunta, e diventa tutto politico e incentrato sulla nuova questione che divide i partiti: il voto con cui dovrà pronunciarsi l’Aula del Senato, segreto o palese. Con una timida apertura del presidente del Senato sulla possibilità di cambiare le regole.
Il Pdl difende a spada tratta la prerogativa offerta dal regolamento di autorizzare, su richiesta, la segretezza dell’urna, soprattutto quando si tratta di decidere sulla sorte di un parlamentare. Il Pd, senza crederci troppo, si augura che si arrivi ad un voto “trasparente” ma è il M5S che, dopo aver lanciato la proposta per lo più con un intento provocatorio, adesso ci crede veramente.
Oggi presenterà la sua proposta di modifica e avverte: «chi dice che ci vuole troppo tempo dice una menzogna. Lo abbiamo già fatto e abbiamo impiegato una seduta della Giunta per il regolamento, e mezza giornata in Aula» hanno assicurato Mario Giarrusso e Maurizio Buccarella, componenti Cinque Stelle in Giunta.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha confermato. Sul voto segreto c’è «un dibattito surreale», perché «esiste una regola del Senato che dice che il voto personale è segreto», ma «c’è la possibilità di modificare il regolamento, le forze politiche potrebbero trovare la maggioranza per farlo».
In quel caso, ha precisato, «non sarà certo il presidente del Senato ad opporsi». Il Pdl però fa muro. «Per arrivare ad una modifica ci vuole tempo, anche tre o quattro mesi. Ogni altra forzatura sarebbe una violazione inaccettabile» ha chiarito Lucio Malan che è arrivato a bollare come un metodo degno della “Gestapo” l’artificio di fotografare il modo in cui votano i senatori. Ed anche il premier, Enrico Letta, ha frenato: «ci sono regole al Senato, andranno applicate per come sono scritte». In casa Pdl, però, questa ulteriore pressione sul voto viene letta come una nuova provocazione.
«Le parole di Renzi hanno confermato che il Pd vuole il voto più di ogni altra cosa. Questo spiega i ritmi impressi alla Giunta fuori da ogni prassi consolidata e la presa di posizione del Pd sulle modifiche alle regole del voto segreto» ha attaccato Renato Schifani.
«È sempre più chiaro che questa giunta porterà la decadenza di Silvio Berlusconi in Aula. Pd e M5S sono la maggioranza e sono decisamente orientati a votare contro la mia relazione, vogliono solo accelerare. Il problema vero ora è fuori di qui» ammette il relatore Pdl in Giunta, Andrea Augello, rassegnato («non ci saranno colpi di scena» ha detto) all’esito del percorso nella commissione di palazzo Madama. Tant’è, confida, che ha sentito Berlusconi per telefono, dando ormai per scontato il percorso in Giunta. Ora, il Cavaliere «sta riflettendo su una decisione importante, se confermare la fiducia al governo, se rimanere in carica, se aspettare il voto». Mercoledì quindi, si andrà al voto, la relazione Augello verrà bocciata e il presidente dell’organismo Dario Stefàno (Sel) dovrà indicare il nuovo relatore, espressione della maggioranza creatasi nel voto. Con molta probabilità sarà lui stesso ad assumere l’incarico. Per ora, però, auspica una decisione che regga alla prova d’Aula. «Mi auguro – è il suo auspicio – che arriveremo a una decisione ben articolata nel merito e forte per l’esame dell’aula».
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