Hanno detto corrucciati i berlusconidi: “o la grazia oppure ciò significa che in questo paese la democrazia è alterata. La grazia o difenderemo la democrazia in questo paese”. Magari la difenderanno graziando tutti gli evasori fiscali, gli utilizzatori finali di minorenni, i corruttori di senatori e gli amici di tal Tarantini da Bari, noto procacciatore di dame della carità.
Perché è chiaro che tutti i colpevoli di questi reati non sono persone che hanno infranto il codice penale, ma perseguitati dalle toghe rosse e dall’ingiustizia. Ma quali colpevoli.
Io non vorrei essere Napolitano, che probabilmente avrebbe preferito risparmiarsi questa ennesima sceneggiata; ma non vorrei essere nemmeno un partigiano morto per la libertà, che ora si rivolta dalla tomba sentendo la parola democrazia associata a Berlusconi e pronunciata dal duo Brunetta-Schifani. Immagino che siano cose che danno fastidio se uno per la democrazia c’è morto. E soprattutto è morto per la libertà di un popolo e ora si ritrova il Popolo della libertà, che non è esattamente la stessa cosa.
Ma soprattutto non vorrei essere un cittadino italiano, nella malaugurata ipotesi che Napolitano desse la grazia al reo Silvio, perché allora mi arrabbierei di brutto.
Quindi lo dico pubblicamente in base al detto: uomo avvisato, mezzo salvato. Se date la grazia a Silvio per prima cosa, per coerenza costituzionale, mi iscrivo alla Banda Bassotti. Poi con qualche milione di facinorosi darò l’assalto alle prigioni per liberare i non-graziati, in ottemperanza alla legge della par condicio.
Voi dite che cose simili accadono soprattutto nei paesi del terzo mondo? Pazienza. Chi di repubblica delle banane ferisce, di repubblica delle banane perisce. Grazia? Graziella? Attenzione che poi gli italiani perdono la pazienza e diventano volgari. Ma io sono una signora e – al momento – mi fermo qui.
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