Il Pdl torna a chiedere, attraverso una proposta di legge, una nuova normativa sulle intercettazioni che ne limiti l’uso da parte dei magistrati. In Parlamento rischia di aprirsi un nuovo fronte caldo perché il Popolo della Libertà ha presentato alle Camere due progetti di legge: uno a Montecitorio, a firma Maurizio Bianconi, e uno al Senato di Domenico Scilipoti. E un terzo è già stato annunciato da Enrico Costa.
«In una situazione politica così delicata – spiega il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Donatella Ferranti – non credo sia un tema che possa rientrare tra le priorità per venire inserito in tempi rapidi all’ordine del giorno». Ma è anche vero che Costa ha chiesto oggi una corsia preferenziale per i provvedimenti che erano già stati approvati da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura. E il tema delle intercettazioni rientrerebbe in questa categoria.
«Non c’è nessuna indicazione in questo senso da parte del partito – osserva l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ora senatore Pdl – e poi il testo che era stato approvato in un ramo del Parlamento puo’ essere considerato superato da altri accordi raggiunti in seguito in materia».
Ma a far pensare che il fronte intercettazioni possa riaprirsi da un momento all’altro, c’è «l’aggancio» con il testo dei saggi nominati da Napolitano. Nella relazione dei cosiddetti “facilitatori”, infatti, si parla della necessità di ridurre l’uso delle intercettazioni che devono essere uno strumento di «ricerca della prova» e non del «reato».
Ma insomma almeno al Senato, si chiede al presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl), c’è il rischio che se ne possa parlare? «Se i capigruppo mi chiedono di calendarizzare il testo Scilipoti (che ancora non risulta assegnato) o qualsiasi altro provvedimento in materia, io lo metto all’ordine del giorno». «Del resto – prosegue Nitto Palma – lo stesso Napolitano ha parlato più volte della necessità di riformare il sistema delle intercettazioni. Dunque, perché non farlo?».
«Io comunque – prova a gettare acqua sul fuoco Costa – ho ripresentato in questa legislatura tutti i testi che avevo già proposto in quella precedente. È un fatto di routine, non c’è alcuna indicazione del partito in questo senso». Ma anche Caliendo non ha difficoltà ad ammettere: «Se i provvedimenti ci sono e vengono assegnati in commissione possono diventare una base di partenza per riprendere il discorso…».
«Sulle intercettazioni telefoniche il Pdl vuole arrivare allo scontro. Come Pd stiamo ripresentando le norme proposte nel corso della passata legislatura tendenti, da una parte, a garantire questo strumento fondamentale d’indagine, dall’altro a tutelare la privacy delle persone. Infine, altra questione insopprimibile, è la tutela della libertà di stampa», ha affermato il senatore del Pd Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia.
E gli fa eco il capogruppo democratico in commissione Giustizia Walter Verini: «In questo momento occorre lavorare sui punti di riforma del sistema giudiziario che possano trovare una larga convergenza. Pretendere di imporre temi come quello delle intercettazioni è una strada sbagliata, sia per ciò che riguarda il metodo che per il merito». «Lo strumento delle intercettazioni – aggiunge – è infatti un fondamentale supporto alle indagini contro ogni forma di criminalità. Naturalmente anche noi siamo per affermare il principio della privacy, ma, nello stesso tempo, siamo intransigenti per fermare ogni forma di limitazione all’attività autonoma della magistratura».
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