Civati attacca: questo non è più il Pd
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Civati attacca: questo non è più il Pd

Da suo blog Giuseppe Civati rilancia una riflessione sul futuro del partito e sui movimenti interni, criticando la poca volontà di cambiamento.

Civati attacca: questo non è più il Pd
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4 Maggio 2013 - 11.10


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Giovane e dissidente piddino, Filippo Civati prova ancora una volta a scuotere la vecchia guardia. Da suo blog rilancia una riflessione sul futuro del partito e sui movimenti interni, criticando la poca volontà di cambiamento.

“I vertici del Pd non cambiano strada. Anzi, vogliono rimanere al vertice del Pd. Semplice, no?

Ora pensano a un segretario (non più a un reggente super partes) che venga eletto sabato dall’assemblea nazionale del 2009 e che poi si candidi alla segreteria a ottobre, con il sostegno del partito (uno schema alla Franceschini di quattro anni fa, per capirci)”.

“Come dimissionari, sono parecchio attivi, non trovate? Chi non è andato al governo, di quel gruppo dirigente, si candida a rinnovarsi alla guida del partito. Così facciamo bingo”.

Il Congresso si svolgerebbe solo tra i tesserati (e speriamo che ci si possa ancora tesserare) e non tra gli elettori (nemmeno quelli del famoso albo, che abbiamo registrato e fatto votare su un testo molto impegnativo, che poi non abbiamo rispettato), perché il segretario non sarebbe più automaticamente il candidato premier.

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Posizione che condividono, immagino, il premier attuale (Enrico Letta) e il candidato premier in pectore (Matteo Renzi): per motivi diversi, a meno che i premier, in futuro, non diventino due (magari la convenzione per le riforme introduce il consolato alla romana).

Per il-segretario-in-due-mosse si parla di Gugliemo Epifani (più vicino a Bersani, dicono quelli che la sanno lunga) e Gianni Cuperlo (dalemiano più critico di altri): un derby, diciamo, in cui le magliette si faticano a distinguere.

La conclusione per il giovane Civati non può che essere quella di un radicale cambiamento: “Vorrei che fosse chiaro: se faranno davvero così, il Pd ci toccherà farlo da un’altra parte. Perché questo non è più il Pd, aperto e inclusivo che ci eravamo raccontati: è più o meno il suo contrario”.

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