di Eleonora Ferroni
Una risposta fiera e a testa alta quella del ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge a tutti coloro l’hanno ingiustamente insultata e denigrata in questi giorni. «Non sono di colore ma sono nera e lo dico con fierezza. Bisogna imparare a usare la terminologia giusta per chiamare le persone». Le neo ministra ha convocato i giornalisti per la sua prima conferenza stampa da quando è entrata nella squadra di governo e ha tenuto a precisare: «Sono nera, italo-congolese, appartengo a due paesi e a due culture che sono entrambe dentro di me. Non posso definirmi completamente italiana né completamente congolese, ma è proprio questa l’importanza della diversità». Kyenge ha infatti ribadito più volte che «la diversità è una risorsa, un’occasione di arricchimento per l’altro» e la sua missione sarà proprio quella di «abbattere i muri della diversità».
In questi giorni la Kyenge non ha risposto alle provocazioni agli attacchi che le sono stati rivolti «anche perché mi sono sentita abbastanza tutelata e ho avuto il sostegno di tutti i componenti del governo». Con la sua nomina, comunque, l’Italia sta attraversano quel cambiamento che da tempo doveva avvenire, ma che forse solo ora era pronta ad accogliere. La ministra ha tenuto a sottolineare che «si tratta solo di singole voci che non sono la maggioranza ma solo di chi urla di più», anche in riferimento alle critiche lanciate da Mario Borghezio della Lega Nord.
L’Italia non è un Paese razzista. Le pecore nere ci sono in ogni buona famiglia. «L’Italia – ha ribadito la Kyenge – ha una tradizione e una cultura dell’accoglienza, dell’ospitalità verso l’altro». Il calore e la solidarietà dei cittadini sono «il vero termometro per misurare il paese e per far capire che non esiste solo l’Italia di chi accusa o di chi urla più forte. E lo stanno dimostrando le attestazioni di solidarietà che mi sono arrivate non solo dalle istituzioni ma soprattutto dai cittadini». Secondo il ministro infatti alla base del razzismo c’è «la non conoscenza dell’altro e delle altre culture».
Nell’affollata conferenza stampa la Kyenge ha poi spiegato che l’Italia è pronta per accogliere delle «politiche di integrazione e accoglienza che vedono il tema immigrazione non solo declinato in termini di sicurezza’». Citando il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, il neo ministro ha indicato come suo obiettivo quello di passare dall’integrazione ‘«all’interazione, senza la “g”. Mi sento anche fortemente emiliana, segnata dalla tragedia del recente terremoto che ci ha portato a far cadere tutti i muri, anche quelli tra le persone, giungendo a questa interazione tra esseri umani’».
In attesa di ricevere definitivamente le sue deleghe, il ministro ha detto che fra i suoi primi obiettivi ci sono quelli di «imparare a trovare spazi comuni, linguaggi che non offendano l’altro ma che aiutino a costruire». L’integrazione, ha detto, «inizia dai banchi di scuola»: il suo dicastero collaborerà in maniera trasversale anche con il Viminale con altri ministeri come quello dell’Istruzione e del Lavoro. Alla conclusione del suo mandato, la Kyenge spera di aver posto le basi per quello che lei chiama un «nuovo approccio, quello verso un paese meticcio».
L’emergenza dei Cie – Le neo ministra non dimentica la difficile situazione dei Centri di identificazione nel nostro paese che sta portando anche a scioperi della fame ed atti di auto-lesionismo. «Li ho visitati tante volte – ha ricordato ai giornalisti – e ho provocato anche delle polemiche, avendo detto che lì tante persone non ci dovrebbero stare».
Cittadinanza – Al centro delle polemiche di questi giorni anche il tema della cittadinanza dei tanti figli di stranieri nati in Italia. La neo ministra se lo pone come obbiettivo: «dare risposte ai tanti figli di stranieri che nascono e crescono in Italia e non si sentono né italiani né del Paese di origine dei loro genitori». «Ma le cose si possono cambiare senza urlare».
Violenza sulle donne non ha colore: bisogna cambiare la cultura – In risposta alle dichiarazioni di Laura Boldrini sul rischio di messaggi razzisti e sessisti sul web, Cécile Kyenge ha poi affermato che «la violenza sulle donne è un tema che non riguarda solo gli italiani o solo gli immigrati. La violenza non ha colore. Quello che bisogna cambiare è la cultura sulle donne».
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