Pacta sunt servanda (l’emergenza non basta)
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Pacta sunt servanda (l’emergenza non basta)

Può l’emergenza (la cara solita emergenza dei momenti difficili) giustificare una simile rottura di patto con gli elettori? [Anna Rita Dionisi]

Pacta sunt servanda (l’emergenza non basta)
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30 Aprile 2013 - 23.26


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di Anna Rita Dionisi

Le regole sono forma e la forma è sostanza. Nei momenti più bui i principi base ci soccorrono e ci forniscono quella chiave di lettura che ci consente di dare un nome e un senso all’incomprensibile. Mi son venute in mente queste parole: Pacta sunt servanda (i patti devono essere rispettati).

E’ più semplice e lineare di quanto appaia. In origine ci siamo dati delle regole, condivise.
Abbiamo individuato degli obiettivi, condivisi. Abbiamo così fatto un’alleanza. Poi qualcuno ha iniziato a non rispettare le regole, a sovvertirle, senza condividere più. Imponendo decisioni che tanti (la base e gli alleati) hanno dovuto subire. Finché il giocattolo si è rotto.

Personalmente ed anche professionalmente non posso fare a meno di rispettare le regole e di essere intransigente con chi non lo fa. Le regole ed il loro rispetto sono una garanzia, per tutti.
Ma molti se ne riempiono la bocca, senza adottare comportamenti conseguenti. Ecco, credo stia accadendo questo. Credo che i giovani di OccupyPd, ma anche i meno giovani Pd, ma anche chi, come me, “giovane” tesserato Sel, ma anche chi non è iscritto ad alcun partito, questo rivendichino, dannazione!

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Il passaggio successivo è la fiducia. Un parolone…chi la chiede se la deve meritare, se la deve conquistare. La fiducia non è gratis, ha il prezzo della coerenza e dell’affidabilità.
Sento ripetere come un mantra che l’emergenza giustifica tutto questo, che l’emergenza ci impone un’alleanza, ci impone una pacificazione.

Ma l’alleanza e la pace io la faccio con chi mi fido. E’ un cane che si morde la coda!
Erano due le opzioni (come direbbe mia figlia): Movimento 5 Stelle e Pdl. Uno era l’elemento di discrimine: l’incognita rappresentata da un nuovo interlocutore, rispetto al “già visto”.
E, piuttosto che aprirsi ad un movimento che, pieno di limiti e pericolose inesperienze, tuttavia aveva teso una mano più che amica, di nome Rodotà ( e sarebbe stato solo l’inizio, ne sono certa!),
si è preferito invece percorrere una vecchia strada, con gli stessi “compagni di viaggio” che in 20 anni hanno dimostrato tutta la loro pochezza politica ed umana.

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Da una parte avevamo una proclamazione d’intenti che, sebbene urlata e mal rappresentata, era senza dubbio un elemento comune, di cui la sinistra poteva riappropriarsi. Dall’altra, un film già visto, con personaggi che hanno la credibilità ed affidabilità di un cartone animato.
Ed allora, non venite a chiederci di mettere da parte le contrapposizioni politiche. Non di questo si tratta. Non più.

Pacta sunt servanda. Nessuno di loro li rispetterà. La sinistra, nel frattempo, avrà avuto la fiducia del Parlamento, ma ha perso quella degli elettori.

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