Una sorpresa non sorpresa la chiamata di Enrico Letta. La più logica in verità in linea con l’impostazione che il presidente della Repubblica aveva ribadito durante le rapide consultazioni coerenti con le severe dichiarazioni rese davanti alle Camere. La scelta di Letta era stata favorita dalle decisioni della direzione del Pd che aveva finalmente posto fine alle fibrillazioni, alle divisioni e manifestazioni di non affidabilità degli ultimi giorni. Enrico Letta conosce molto bene queste contraddizioni del suo partito e anche le forti rigidezze che sembrano attraversare il Pdl con il rischio di configurarsi come pregiudiziali. Non può però essere questo l’atteggiamento utile per collaborare alla nascita del nuovo governo. Sarebbe una clamorosa sconfessione degli impegni assunti con il presidente Napolitano, porrebbe Berlusconi in clamorosa contraddizione con quanto sostenuto subito dopo il voto. Enrico Letta non si nasconde le difficoltà, ma procede con rapidità e determinazione, forte del sostegno pieno del capo dello Stato. Chiarissimi i due nodi cruciali : occupazione e forte sostegno a imprese, specie medie e piccole, riforme istituzionali con in cima l’abolizione del porcellum. La scelta dei ministri è cominciata subito, e sarà parte rilevante per chiudere rapidamente la partita. L’equilibrio necessario dovrà riuscire a combinare esponenti politici e personalità di spiccata competenza e autorevolezza internazionale. Il Paese non può attendere oltre e opportunamente Letta ha così sintetizzato: un governo di sevizio per gli interessi fondamentali dell’Italia. Sarebbe significativo se il presidente del Consiglio incaricato riuscisse a concludere la sua fatica nella giornata di giovedì 25 aprile festa della Liberazione. Una data di cui è dovere morale e politico di tutti fare memoria. I valori di libertà e giustizia che al 25 aprile sono indissolubilmente legati segnano anche la via maestra per uscire dalla grave crisi presente e preparare un futuro più sereno.
Argomenti: enrico letta pdl