Tutti in piedi ad applaudire Re Giorgio II. Vincitori e vinti, decisamente sorridenti come Berlusconi e il suo staff di avvocati o parlamentari. Sorridenti e compiaciuti come una parte del Pd. Sorridenti e basta come alcuni, ancora del Pd. Sorridenti di fuori e infuriati dentro come tanti altri nello stesso partito. Anche nell’applauso e nel sorriso diverse anime del Pd si sono palesate.
E poi le bastonate. Perché Napolitano non ha risparmiato legnate a destra e a manca. Ai grillini di piazza e di Parlamento, ai partiti che litigano come i bambini all’asilo e non vogliono fare le cose per bene. E anche nelle legnate si è visto un Berlusconi che sorrideva felice e applaudiva sereno manco avessero mandato la Boccassini in pensione, e le diverse anime del Pd che se le prendevano in silenzio sapendo che se le erano meritate. Chi per aver impallinato Marini, chi per aver massacrato Prodi, chi ancora per aver reso la figura di Bersani la metafora della sconfitta. Ma anche in questo caso per alcuni la lezione era dolce, come per Silvio. Per altri amara come il fiele (ma sorriso e applausi), per altri ancora colpa di D’Alema.
Poi le dichiarazioni. Un esercizio di retorica mediatica non da poco. Con Berlusca che tratteneva a stento la gioia (così mi ricrescono anche i capelli, sembra abbia detto a una sua fedele parlamentare chissà dove conosciuta), con Bersani affranto e costretto a definire superbo l’intervento del presidente. Come i peones che per prendere posizione hanno fatto il coro delle lodi alla grandezza e nobiltà di Napolitano che, dicono i più attenti, con una botta sola e in pochissimo tempo ha messo a posto la magistratura palermitana, ha riposto nell’armadio le pantofolone e si prepara a un presidenzialismo di fatto con poche regole, ma chiare: o si fa come dice lui o niente…
E qui arrivano i punti dolenti. Passati i sorrisi forzati che hanno unito franchi tiratori e votanti con il cellulare in mano, a dimostrazione del voto, passate le dichiarazioni di rito, su che cosa convergeranno i parlamentari bastonati da Giorgio II? Perché a questo punto non si tratta di accordi, legittimi in democrazia, ma di un sistema di potere arroccato e forte su poche parole d’ordine e tutte pronunciate da una sola persona, e un gruppo allo sbando che in teoria dovrebbe rappresentare gli interessi delle fasce meno difese della società, ma che – per essere ottimisti – le difendono ognuno secondo un proprio tornaconto. Prima personale, poi politico.
Nel paese delle bizzarrie tutto può succedere. Non fosse bastata l’esperienza nefasta del sobrio Monti e della sua squadra di dichiaratori del “ce lo chiede l’Europa”, c’è chi pensa al passo successivo: un Parlamento tecnico. Che in questi giorni, per questioni emergenziali, ha votato il bis di Napolitano. E sempre per le stesse motivazioni dovrà votare cose che probabilmente (almeno la sua maggioranza) non condivide, per interessi che ci sfuggono. Ma che rispondono alle parole d’ordine: governabilità e responsabilità. p.m.
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