Finocchiaro e Renzi: miseria e nobiltà
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Finocchiaro e Renzi: miseria e nobiltà

Il rottamatore è sicuramente stato ruvido nel commentare l'ipotesi della Finocchiaro al Colle. Ma dovremo dire grazie a Matteo Renzi e al suo coraggio.

Finocchiaro e Renzi: miseria e nobiltà
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17 Aprile 2013 - 11.08


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di Giuseppe Arnone

Berlusconi ha dato un contributo tutto suo ad accreditare l’Italia come un paese (poco) serio.

Dal bunga-bunga a Ruby nipote di Mubarak, si è riso di noi nel mondo come mai in precedenza.

Adesso immaginiamo cosa penserebbero i Governi europei ed Obama di questa scenetta che si andrà a recitare ancora una volta in un palazzo di Giustizia, in quello di Catania.

Immaginiamo quanti operatori televisivi mondiali riempirebbero le scale del Tribunale Etneo se la prima donna Capo dello Stato italiana dovesse venire a testimoniare sugli imbroglietti del First Mister, ovvero del marito della prima donna Presidente della Repubblica.

Chi leggerà questo intervento ed ama questo paese, dovrà dire grazie a Matteo Renzi e al suo coraggio. E chi ama la sinistra e il Pd dovrà prendere atto che Bersani ormai è entrato nel pallone.

Chi non crede a questa cronaca, che in effetti è inverosimile, a quello che adesso racconterò, deve semplicemente collegarsi con l’archivio on-line del giornale “La Repubblica”, cronaca di Palermo, cercare il nome Fidelbo dal 2010 ad oggi, e leggere gli articoli che vengono fuori. Firmati da quella che è la penna più autorevole e seria che abbiamo oggi in Sicilia, Enrico Del Mercato, capo della redazione siciliana del giornale di Ezio Mauro. Del giornale di Ezio Mauro, fondato da Scalfari, non di Libero di Belpietro o del Giornale di Sallusti.

Leggere quegli articoli di Del Mercato fa comprendere in che misura sia elevata la irresponsabilità di questa pseudo classe dirigente, in che misura sia evaporato il senso dello Stato e siano scomparsi gli insegnamenti di Enrico Berlinguer.

La prima immagine che viene fuori è quella della inaugurazione nel Comune di Giarre, in provincia di Catania, del Pta, cioè della struttura dell’Azienda Sanitaria interessata alla realizzazione dell’appalto affidato (senza gara) per l’importo di quasi due milioni di euro, alla società di Melchiorre Fidelbo, marito di Anna Finocchiaro.

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A quell’inaugurazione, in una assolata giornata di settembre del 2010, sono in prima fila Anna Finocchiaro e l’ex ministro Livia Turco, quindi sindaci con fasce tricolori e l’Assessore Regionale alla Sanità l’ex Pm Massimo Russo. E quando Russo scoprirà come è stato affidato l’appalto alla società del dottor Fidelbo in Finocchiaro andrà su tutte le furie, invierà gli ispettori regionali e revocherà l’illecita assegnazione. Gli ispettori sospetteranno pure un gonfiamento di costi, così scrive La Repubblica.

Certo, come Berlusconi pensava che Noemi e Ruby erano delle donne mature serie ed appagate, interessate a cene eleganti, così Anna Finocchiaro probabilmente ignorava, anzi sicuramente ignorava, che la società del marito, la Solsamb srl era stata costituita ….solo e soltanto otto settimane prima dell’affidamento dell’appalto. Certamente Anna Finocchiaro ignorava che il marito, noto ginecologo catanese, da sempre impegnato nel suo studio medico, aveva deciso all’improvviso di abbandonare speculum, spirali e lettini divaricatori e di intraprendere la singolare scelta di fondare una fortunata società, dandosi quindi all’imprenditoria nel settore pubblico; ed ottenendo dal manager dell’azienda sanitaria, manager- che coincidenza- segretario del partito del presidente Raffaele Lombardo quell’ “insignificante” appalto di due milioni di euro di informatica sanitaria. Anna Finocchiaro certamente ignorava tutto ciò, esattamente come Berlusconi ignorava che il suo avvocato Cesare Previti oltre a depositare sui tavoli dei giudici romani memorie giuridiche, lasciava fior di buste gonfie di bigliettoni. Ognuno ignora, questo è un paese ove l’ignoranza è pervasiva. Per usare un termine che oggi va di moda, il marito Fidelbo aveva fatto tutto all’insaputa di cotanta importante coniuge. Già, quante cose facciamo noi mariti all’insaputa delle consorti? Se vogliamo Veronica Lario è stata più sfortunata: a sua insaputa il coniuge organizzava puttanai con le minorenni. Fidelbo invece solo società e appalti truccati…

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Mica male per il marito di una grande giurista esperta in leggi come l’ex magistrato Anna Finocchiaro: il dottor Fidelbo secondo gli ispettori regionali prima, e Procuratori e GIP di Catania poi, ha violato tutte le leggi della materia, dalle direttive e normative europee, alle leggi statali, a quelle regionali, sino ai regolamenti aziendali della sanità. Ha ottenuto quell’appalto esattamente come ognuno di noi acquista il miglio per i canarini. O meglio, chi acquista il miglio sceglie il negoziante e con il sorriso sulle labbra prende la sua confezione paga e va via. Secondo la magistratura catanese il dottor Fidelbo avrebbe convinto i funzionari dell’azienda sanitaria ad affidargli quell’appalto con strumenti molto, molto, molto persuasivi di un sorriso e forse non altrettanto legittimi. Non sarebbero stati appunto i sorrisi del dottor Fidelbo a convincere i pubblici ufficiali interessati. E qui torna in gioco direttamente Anna Finocchiaro. E vengono fuori le domande cui probabilmente la prima donna Capo dello Stato del nostro Paese potrebbe essere chiamata a rispondere. Secondo la magistratura catanese Fidelbo avrebbe ottenuto l’appalto esercitando “indebite” pressioni su quei funzionari. Che pressioni erano? Ha minacciato di spaccare gli uffici dell’azienda sanitaria? Ha esibito possenti bicipiti funzionali a mollare fior di cazzotti? Ha prospettato la possibilità di negare le proprie prestazioni ginecologiche alle signore dei funzionari sanitari riottosi? O, più probabilmente, la capacità di pressare e di intimidire di Fidelbo non è collegata alle sue doti atletiche o a quelle mediche, bensì al suo rapporto coniugale con la più potente delle personalità politiche siciliane? Dimenticavo, i brillanti articoli di “La Repubblica” ricostruiscono che un ruolo nell’iter di questo appalto lo aveva avuto pure il Ministero presieduto dall’onorevole Livia Turco, non a caso accanto alla (ignara) Finocchiaro all’inaugurazione che da il via alla scandalosa evoluzione.

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Matteo Renzi non è un miserabile, anzi è un uomo generoso. Con la sua battuta sulla Finocchiaro, i poliziotti di scorta e i carrelli degli acquisti all’Ikea, ha voluto solo e soltanto evitare gravi, gravissimi danni dovuti alle sconcezze qui riassunte, e lo ha fatto in modo nobile e signorile, evitando di raccontarla tutta (l’incompatibilità di Anna Finocchiaro). Ovvero evitando di descrivere integralmente il contesto che colloca questa candidatura a Capo dello Stato ben distante dalla cultura europea, e ben più prossima alla cultura di quei paesi africani ove l’opinione pubblica non è libera e la gestione della cosa pubblica è molto opaca.

Una volta a sinistra imparavamo, tra i primi ed essenziali valori, quello della responsabilità della politica. Adesso, come il caso Finocchiaro dimostra, quel valore non è più “di moda” e va invece per la maggiore (nella casta…) il disvalore della irresponsabilità della politica.

Potrei continuare ed indicare gli altri fatti di non eccelsa nobiltà da me proposti in un altro articolo sempre sul Globalist dedicato ad Anna Finocchiaro. Mi limito ad indicare un altro episodio che fa rimanere a bocca aperta. Un poliziotto antimafia si rivolge all’onorevole Finocchiaro affinchè impedisca al magistrato Giuseppe Gennaro, suo grande amico, di acquistare una villa sul mare che fa capo ad una lottizzazione degli uomini del clan dei Laudani (i Riina catanesi). La Finocchiaro garantisce che ci penserà lei. Poi si scopre che il magistrato realizza l’ottimo acquisto e – straordinaria coincidenza – la villa a fianco viene acquistata da uno strettissimo congiunto di donna Anna. Certamente, come quel ministro ligure e berlusconiano insegna, l’acquisto della villa è avvenuto all’insaputa…

Sì, la Finocchiaro sarebbe proprio un grande Capo dello Stato, ma nel paese dei berluscones, ove la decenza e la dignità non hanno in politica un ruolo primario. Sono fuori moda.

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