Domani pomeriggio ci saranno comunque i presidenti di Camera e Senato. In meno di venti ore si gioca tutto, istituzioni e futuro governo. Posto che i grillini svagatamente se ne infischiano, Bersani avrebbe dovuto cambiare passo per davvero. E non lo ha fatto. Solo balbettii, ma poca convinzione di voltare veramente pagina, a partire dal modo di stare dentro le istituzioni. Quelli a chiedere il dimezzamento degli stipendi, i piddini a girarsi dall’altra parte. O li guardi in faccia credendoci, da pari, o hai perso.
A meno che tra stasera e domani mattina non succeda l’imprevedibile, con i grillini unici che veramente andranno a dormire non avendo alcuna voglia di trattare alcunché, e cioè un candidato per la Camera capace di spiazzare le resistenze a Cinque Stelle, cresce l’ipotesi di un accordo complessivo sulle istituzioni che riguardi anche il governo. Bersani è in difficoltà dentro il Pd. I cosiddetti giovani avrebbero voluto contare di più, la vecchia guardia ha preso le redini. Il partito non è affatto unito. Il segretario ha giocato sin qui male la mission che si era dato e può fare poco o nulla per recuperare. O fai come Crocetta e ti metti dietro tutto il partito o sei destinato al vicolo cieco. La parte dei Democratici che in un vicolo cieco proprio non ci vuole finire sta lavorando ad altro. Le elezioni non ce le leva nessuno ma che almeno ci si arrivi dignitosamente.
Si fa strada, dunque, la possibilità che, con il Pdl in posizione neutra ma attenta, alla presidenza della Camera possa ascendere un montiano, Lorenzo Dellai, ex margherita, ex presidente della provincia di Trento. Il Pd, in questo accordo largo che escluderebbe i grillini, avrebbe la strada spianata per la presidenza del Senato e in pole position è certamente l’eterna Anna Finocchiaro. Una soluzione, dicono, ben vista, anche al Colle. Un esito del genere bypasserebbe anche l’incarico proforma a Bersani. E invece sarebbe proprio la Finocchiaro ad avere il mandato esplorativo per fare un governo di scopo su tre sole cose: sbloccare i fondi alle imprese, ridurre i costi della politica e fare la legge elettorale. In fretta.
La politica è l’arte del possibile. Il Paese aspetta e si preoccupa. Gli investitori hanno iniziato a portare i loro soldi altrove perché l’instabilità non aiuta. Problema che sembra non toccare il sonno dei grillini.
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