Le convergenze parallele lo porteranno lassù, sulla poltrona istituzionale più alta. Solo un misto di vecchia e saggia politica, di convenienza, di orgoglio di partito gli apriranno la strada dell’ultima sedia che ancora gli manca, la presidenza della repubblica. Il borsino dell’odierna giornata ci consegna l’ipotesi di Massimo D’Alema al Colle fortemente rafforzata. Berlusconi vuole rimanere in gioco, Napolitano lo ha rimesso in campo. Ma gli equilibri elettorali non permettono al leader Pdl di osare troppo. Il Pd ha i numeri per eleggersi il Capo dello Stato anche da solo e non li metterà nella causa Romano Prodi. Non forzerà la situazione, ma potrebbe farlo.
Con Grillo che continua a trattare sulle poltrone, ma sempre riottoso su alleanze e governo (una strana dicotomia) potrebbe gonfiarsi il partito della salvezza nazionale. A quel punto perché dare la Camera ai Cinque Stelle? Che senso avrebbe? I grillini non possono pretendere di giocare un tempo e poi rimanere negli spogliatoi nel secondo. Non si può rivendicare un primato e poi negarlo quando si tratta di governare. Strana concezione della democrazia. Tant’è, però. Così che i tutori, o i presunti tali della tenuta del Paese si stanno organizzando. Le convergenze parallele, termine coniato da Aldo Moro, porteranno a quell’incrocio sulle cariche istituzionali che sventerà le elezioni subito e aprirà alla presunta salvezza nazionale. Un pd alla presidenza della Camera (Franceschini?), un montiano al Senato (Mauro?), D’Alema alla presidenza della repubblica, graditissimo a Berlusconi.
Del resto D’Alema si era preoccupato del dialogo con il Pdl nell’ultima direzione del Pd. Costretti a chiamarlo inciucio in un Paese dominato dall’anomalia Berlusconi. Peccato che l’anomalia potrebbe garantirgli l’ultimo incarico di prestigio, anche se sarebbe un abbraccio mortale per il suo partito. L’unico che poi resterebbe in carica, D’Alema, visto che gli altri decadranno nelle elezioni comunque prossime venture.
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