Grillo, 13 anni fa: valori, religioni e comunicazione
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Grillo, 13 anni fa: valori, religioni e comunicazione

Pubblichiamo su Globalist una splendida intervista di Marco Spagnoli a Beppe Grillo nel settembre del 2000 su religione, ebraismo e comunicazione. Molto interessante.

Grillo, 13 anni fa: valori, religioni e comunicazione
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10 Marzo 2013 - 14.30


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Pubblichiamo su Globalist una splendida intervista fatta per Shalom da Marco Spagnoli a Beppe Grillo nel settembre del 2000 a proposito di religione, ebraismo, comunicazione. Interessante rilettura quasi tredici anni dopo.


di Marco Spagnoli

Beppe Grillo è uno dei comici più famosi nel nostro paese che ha pagato in prima persona una serie di scelte artistiche complesse e coraggiose che – negli anni del craxismo – lo avevano portato a denunciare in televisione i prodromi di quella che sarebbe stata poi chiamata Tangentopoli. Praticamente esiliato dalla Rai salvo due serate nell’era dei ‘professori’, ignorato da Mediaset, Grillo continua a girare l’Italia con i suoi spettacoli riempiendo i teatri e i palazzetti dello sport. Nel suo ultimo spettacolo Time Out (trasmesso anche da Tele +) lo stand up comedian genovese torna a riflettere sui vizi e difetti della nostra società dei media, puntando il dito contro il businness mediatico della fede legato al Giubileo e offrendo una divertente e realistica interpretazione del recente viaggio del Papa in Israele.

Nel suo spettacolo Time Out lei parla di un’OPA fatta dal Papa nei confronti degli ebrei. Una sorta di Joint Venture della fede per frenare i musulmani. E’ possibile che sia tutta qui la politica del Papa nei confronti degli ebrei e che l’ecumenismo sia figlio solo della pura necessità?

Il viaggio del Papa in Israele è stato un lungo spot che preludeva ad una quotazione nella borsa della fede della Joint Venture tra cattolici ed ebrei. Quello che dico ormai da qualche mese, da quando ho iniziato a girare l’Italia con Time Out, è confermato anche da fatti recenti come le affermazioni del Cardinale Biffi di Bologna. E’ chiaro che il Vaticano ha paura. Adesso che arrivano religioni fondamentaliste tutti sono terrorizzati.

Da cosa?

La fede in Italia è all’otto per mille e se ne parla in termini quasi calcistici e di marketing. L’attrito tra la Chiesa e le altre religioni è dovuto al fatto che ci si preoccupa del fatto che gli altri credano davvero in Dio: i musulmani pregano cinque volte al giorno, hanno fede nel Corano ed è per questo che il Vaticano ha iniziato a preoccuparsi. La Chiesa cattolica è il più grande centro di comunicazione del mondo e non sa usare i nuovi mezzi tecnologici. Sì ci sono le feste, i raduni, le messe in Eurovisione, ma la fede vera dov’è? Dov’è il misticismo? La parola del Vangelo con i suoi valori? La Chiesa si ristruttura e cade in trappole banali tese dal Mercato con un’ingenuità che fa rabbrividire. La Nestlé diventa lo sponsor del Giubileo e il Papa ringrazia una società di ristorazione facendo un altro spot in diretta Tv…

Quanto ritiene che siano fondate le paure nei confronti delle altre religioni?

Tempo fa ho fatto un lungo viaggio in Iran. Ci sono molte cose che sono incomprensibili ai nostri occhi, ma ci sono molti valori che sono rimasti intatti e che sono ammirevoli: il senso della famiglia, dell’amicizia, del rapporto tra persone. Nell’arco della famiglia la donna è il cardine. Molti elementi sono medievali, ma alcune cose sono straordinarie.

E’ strano che lei usi il termine ‘valori’ in relazione a questo tipo di struttura sociale, quando in Italia anche un film palesemente sforzato come Kadosh sulle comunità ebraiche ortodosse riscuote un successo enorme e probabilmente ingiustificato. Che cos’è che fa tanto odiare all’Occidente chi vive al di fuori delle regole del mercato?

La nostra società ha smarrito il senso di coesione tra le persone. I valori che loro hanno e che noi abbiamo perso fanno paura. Ed è per questo che il Papa ha paura. Vada in una chiesa…crede di trovare qualcosa del genere?

Perché parla di ‘errore di comunicazione’?

Perché la comunicazione è cambiata e sta continuando a cambiare. Io riempio le piazze e i palasport senza pubblicità, solo con qualche manifesto. Se valessero ancora i canoni vecchi della comunicazione io non dovrei esistere, invece esisto.
Il Vaticano questo ancora non lo ha capito. Il Giubileo è fatto di eventi straordinari via satellite di cui, però, alla fine non rimane nulla. La società della gente ha bisogno di altro con tutto quello che ne consegue. Haider si dimette da tutte le cariche e acquista consensi, Berlusconi ha duecento cariche e il consenso gli scivola di mano.

Sempre nel suo spettacolo lei sottolinea come ‘si impasta tutto’ quando fede, politica e spettacolo vengono a toccarsi. In questo senso cosa pensa di tutti questi movimenti religiosi di ispirazione cattolica che tendono alla ‘normalizzazione’ della diversità in una sorta di ecumenismo a tutti i costi…

La normalizzazione è un’arma sottile e pericolosa che colpisce tutti e in nome di cui si può arrivare ad uccidere. MTV, la televisione via satellite, parla ad un miliardo di ragazzi ed è più minacciosa di un’arma. Un cinese diventa uguale ad un calabrese, un ebreo ad un cattolico, un americano ad un europeo. Come si fa cambiare poi? La libertà sta nell’essere diversi nel rispetto dell’altro. Non uguali. L’uguaglianza è tra le diversità altrimenti diventa omologazione di gusto, di fede, politica…un handicappato non vuole essere trattato da persona ‘normale’. Sa di essere diverso e lui vuole essere solo se stesso con i suoi limiti. La democrazia – ammesso che questo termine significhi ancora qualcosa – si attua nel rispetto della diversità. Non nel raderla al suolo omologando tutti e normalizzando ogni differenza.

Molti anni fa lei girò un film che si chiamava Cercasi Gesù dove – un po’ sullo stile di Oltre il giardino con Peter Sellers – parlava di un Messia che non veniva riconosciuto. Oggi nei suoi spettacoli lei dice grandi verità, ma quanto crede riescano a recepire le persone che la ascoltano e anche loro a ‘disimpastare’ l’umorismo dalla gravità dei fatti che lei denuncia? Anche oggi è un messia mancato?

Non mi sento un messia: il mio scopo primario è quello di fare il comico e di sentire le platee che ridono. Nel corso del tempo ho spostato la mia attenzione: una volta parlavo di Craxi e Andreotti. La politica di oggi è anonima. Così mi sono reso conto che nella società di oggi parlare di un formaggino ha un contenuto politico più elevato di Bertinotti. Dietro le cose innocue si nascondono pericoli enormi. Il film che lei cita era una pellicola interessante, con qualche difetto e con un finale che ha preceduto Oltre il giardino di qualche anno.


Nei suoi spettacoli lei propone un interesse di natura quasi cabalistico – semiologica nei confronti delle parole e un’analisi serrata della nostra vita…

La gente crede che quando usa alcuni termini questi conservino ancora un vecchio significato: natura, ambiente, sviluppo ecosostenibile sono tutte parole che nascondono enormi pericoli. Il grande Fratello del terzo millennio non è quello orwelliano. E’ una mite ed appetitosa ‘strafica’ che ti guarda ammiccante. Non è un’entità che ti brucia i libri. Ti fa venire la voglia di non leggerli. Oggi i paradisi artificiali e virtuali sono i nuovi orchi della storia: i bambini imparano a vivere lontano dai valori e apprendono la vita da chi li odia come bambini e li ama come piccoli conservatori. Non sono i pediatri a studiare i piani di alimentazione delle scuole, ma le multinazionali cui noi abbiamo affidato l’andamento del mondo. La nostra epoca è strana e inquietante…

Un’era in cui il lobbismo religioso porta alla contemporanea beatificazione di Pio IX e Giovanni XXIII per affermare tutto e il contrario di tutto…

Secondo le nuove grandi menti la storia va pianificata e riorganizzata. Sono operazioni sbagliate: come fai a paragonare un uomo come Giovanni XIII a Pio IX? Come fa il Papa a chiedere l’abolizione della pena di morte, fare appelli commossi per Derek Bernabei e al tempo stesso fare santo l’ultimo pontefice che l’ha utilizzata?

Ma perché la religione la interessa tanto?

Perché è una componente fondamentale che non può essere ignorata quando qualcuno decide – ad esempio – di costruire l’Europa. La religione è la prima cosa che va compresa e analizzata prima di costruire le nazioni. Non la moneta.

Un altro elemento che lei sottolinea come fondamentale è quello di recuperare il buonsenso…

Il buonsenso è rivoluzionario. E’ uno strumento che ti salva la vita e ti ripara da tutte le follie. Un esempio possibile riguarda proprio gli ebrei. Gli ebrei sono potenti, si trovano in posti chiave e sono abituati ad una forte coesione dovuta alla sopravvivenza: senza il buonsenso che riconosce tutto questo come un fatto storico normale siamo persi e cadiamo anche nella situazione assurda che se uno critica un ebreo diventa per forza un antisemita e questo è molto pericoloso per chiunque, perché la propria idea riguardo ad un singolo diventa una dichiarazione razzista. Il buonsenso ci fa comprendere la realtà con serenità.

Si è mai sentito influenzato da una componente quasi yiddish dell’umorismo dove raccontando assurdità ci si avvicina al tempo stesso in maniera saggia e folle alla verità?

Una componente yiddish c’è in tutti coloro che tentano tramite il ridicolo di restituire il senso critico alla gente. Moni Ovadia con il suo modo straordinario di prendersi in giro e di guardare la verità è un po’ un maestro. Il senso di autocritica e la cattiveria sono elementi in comune tra i genovesi e gli ebrei. Noi genovesi siamo cattivi ‘veri’ e abbiamo inventato tutto: le banche, le assicurazioni. E siamo parsimoniosi, perché ci siamo abituati a vivere di poco e a sopravvivere nonostante tutto e tutti. Proprio come gli ebrei.

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