“Non si può lasciare un Paese senza
governo”, o meglio: “La governabilità prima di tutto”. Mario
Monti riunisce un nucleo ristretto di esponenti di Scelta civica
e il ragionamento che regala ai suoi uomini è chiaro: l’Italia
non può permettersi di non essere governata, di regalare dubbi e
incertezze ai mercati e agli investitori. Ad ascoltare il premier
uscente c’erano, tra gli altri, Andrea Riccardi, Andrea Olivero,
Lorenzo Dellai, Carlo Calende.
Monti, racconta chi era presente, ha invitato a non
sottovalutare il risultato elettorale di Scelta civica: in un
contesto così indefinito anche una pattuglia di venti senatori
puo’ spostare l’ago della bilancia. Il ragionamento è che per votare la fiducia
a un governo è necessario per Scelta civica che siano “chiare le
cose da fare”.
Non tutti i governi, però, sarebbero uguali: meglio un
esecutivo Bersani-Grillo- avrebbe spiegato Monti ai presenti- che
un governissimo del Pd con Berlusconi. “Votando un governo
Pd-Pdl – riferisce una fonte sintetizzando il ragionamento fatto
da Monti a porte chiuse- andremmo di nuovo al voto tra un anno-un
anno e mezzo, con Grillo che rischierebbe di prendere il 90%”. Su
temi come il rinnovamento della politica, la sobrietà, la
trasparenza, Monti non ha mai nascosto di nutrire lo stesso
sgomento che nei comizi di Grillo diventa rabbia. Ora, si
tratterebbe di unire la proposta alla protesta e la piattaforma
annunciata ora da Bersani, seppur in termini ancora generici,
potrebbe andare in questa direzione.
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