Pd: l'ora di Renzi
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Pd: l'ora di Renzi

E' un uomo onesto, Bersani, per questo spero che sappia salvare il salvabile, ammettere la sconfitta e lasciare a Renzi. Questo gruppo dirigente deve far fagotto.

Pd: l'ora di Renzi
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26 Febbraio 2013 - 09.55


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Non so esattamente per quale motivo, ma questa mattina mi sono venute in mente le parole della dichiarazione di guerra di Sua Eccellenza l’Altro Cavaliere, Benito Mussolini: l’ora delle decisioni irrevocabili.

Il dato vero di queste elezioni infatti non è altro se non la sconfitta, la fine di questo Pd. Superato da Grillo, sicuro di vincere e di nuovo inutilmente primo al traguardo “di coalizione”. Speriamo non rifaccia l’errore di Prodi, andando a cercare un governicchio impossibile con possibili personaggi in cerca d’autore.

Bersani, il teorico della macchina, aveva ragione, serve il collettivo, perccato che lui non lo abbia. E’ il collettivo, il gruppo dirigente che lo ha tradito. Che ha perso ogni contatto con il Paese, dicendo agli italiani “noi siamo nella torre, con lorsignori”.

Guarda caso davanti al disastro Alemanno&Polverini Zingaretti va… Segno che se sei in contatto con la realtà, credibile, il destino non è cinico e baro.

Purtroppo il gruppo dirigente del Pd è sembrato molto più simile a quello del Pcus, una serie di mummie che non hanno più nulla da dire. Questa la percezione. Non è l’alleanzismo la richiesta di politica che viene dal Paese, ma un progetto: il 30% ha scelto il progetto delle bufale, il 10% quello della serietà e del rigore, i grillini quello della rabbia contro chi ci ha sfasciato. I progressisti? Boh…. Forse quello di seguitare a essere quel che sperano di diventare ma non sono. Le primarie farlocche, chiuse al secondo turno per paura che votassero potenziali elettori che l’apparato non conosceva, non controllava, sono state la riprova di che gruppo dirigente avesse attorno a sé il povero Bersani.

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In questa situazione il gruppo dirigente del Pd dovrebbe arrendersi; arrendersi non a Grillo, ma alla realtà. E lasciare il passo a Renzi. Sì, il sindaco di Firenze ha dimostrato di essere l’unico nel Pd a saper parlare non alla burocrazia di partito, ma all’Italia. Ne prendano atto.

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