Grillo fa il buffone e tutti gli danno spago
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Grillo fa il buffone e tutti gli danno spago

L'Italia è giunta al punto più basso, di massimo squallore, con i comici che tengono banco e hanno sostituito la politica in tv e nel Paese. [Nuccio Fava]

Grillo fa il buffone e tutti gli danno spago
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19 Febbraio 2013 - 10.17


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di Nuccio Fava

Deve essere chiaro che i buffoni principali sono almeno due. Il cavaliere che senza ritegno, dopo aver portato allo stremo il paese, costringendo il Presidente della Repubblica ad inventare di sana pianta l’esperimento Monti e a dar vita alla più singolare maggioranza che si sia mai vista, continua il cavaliere ad invadere ogni spazio immaginabile per divulgare promesse e furbate di ogni tipo, sperando di fregare gli italiani per l’ennesima volta. C’è poi l’altro buffone, Beppe Grillo comico di professione col suo tsunami di facezie urlate da perfetto demagogo senza dibattito e confronto di sorta. Tutti e due i buffoni sono oltremodo pericolosi e inseguirli sul loro stesso terreno è impresa tanto folle e irresponsabile, quanto destinata a risolversi in un formidabile danno per la democrazia e tutti gli italiani.

Purtroppo questo semplice ragionamento ed elementare riflessione, sono stati poco o nulla sviluppati e approfonditi, col rischio -grazie anche al permanere del porcellum che irresponsabilmente tutti hanno fatto finta di subire – di una ancora più grave e generale catastrofe annunciata, in Europa e nel mondo intero. Anche la sinistra ha le sue brave responsabilità non certo attaccando e accusando di ingerenza il Capo dello stato in visita da Obama, come hanno vergognosamente fatto il Pdl e tutti i giornali della destra ma è stata quanto meno reticente nei confronti di Monti e ha sicuramente sofferto il modo esemplare con cui il presidente dimissionario è stato ricevuto con rispetto e gratitudine da Benedetto XVI. Ben altro il calore e l’entusiasmo espresso nei confronti di Vendola e verso i socialisti di Nencini. Per non dire della irrilevanza degli ex margheritini e popolari, di cui non c’è stata traccia in tutta la campagna elettorale, ne una proposta o indicazione di strategia dal momento che lo stesso Renzi, sconfitto più che onorevolmente alle primarie, ha scelto la parte dello scudiero fedele pronto magari a prepararsi un dopo più felice.

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Anche la fangosa e oscena vicenda del Monte dei Paschi e dell’ultima melma di corruzione emersa a proposito di Finmeccanica ed Eni, nessuna riflessione adeguata è apparsa a sinistra, ridando in qualche modo fiato all’inquietudine e all’imbarazzo emerso a suo tempo a proposito dell’infelice battuta di Fassino con Consorte, “Abbiamo allora una banca?”. Si tratta di scampoli di una orribile campagna elettorale culminata nell’incredibile servizio a Ballarò sul batman alla regione lazio, che scoperchiava le responsabilità che in qualche misura avevano tutte le forze politiche Pd compreso. Il caso insomma era esploso per iniziativa dei radicali romani. Pannella può stare più o meno simpatico con le sue originali ma anche importanti iniziative, non si può comunque ignorarlo e addirittura non farne il minimo cenno in una trasmissione del servizio pubblico che va per la maggiore e che tutti considerano vicina se non legatissima al Pd.

Bisognerebbe dire anche delle responsabilità della vigilanza Rai, della finzione farisaica della par condicio, della invasione di politici a tutte le ore del giorno e della notte, ma senza che ci sia una vera ricerca e uno sforzo per far comprendere ai cittadini elettori come stanno veramente le cose, che cosa è davvero in gioco per il futuro del paese e dell’Europa la grande assente, insieme a qualunque serio discorso di politica internazionale, mediterranea e africana da tutto il dibattito elettorale. Che Grillo e Berlusconi rifiutino con motivazioni persino offensive il confronto e i faccia a faccia è naturalmente molto grave specie se si tiene conto che il partito degli astenuti e degli “schifati” supera abbondantemente il 30 %. Sappiamo bene che le percentuali altissime sono proprie della bulgaria e della cina, della Cuba di Fidel e del Venezuela di Chavez.

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Nascondono sovente la tentazione del plebiscito operazione demagogica e strumentale come avviene ancor oggi in Iran e nella Corea del nord. Non di questo ovviamente si tratta. Perchè faccia a faccia confronti e dibattiti a più voci consentono di capire le questioni, approfondire i problemi nei diversi aspetti, offrire agli elettori il maggior numero di elementi utili per una scelta libera e responsabile. Avviene così in tutti i paesi davvero democratici, dalla Germania alla Francia, dall’Inghilterra agli Stati Uniti. Non a caso nelle università di tutto il mondo si studia ancor oggi il dibattito degli inizi degli anni 60 tra Nixon e Kennedy. Vinse Jhon Kennedy che era dato perdente. Quella vittoria cambiò non solo l’America.

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