Ha detto il fido berlusconiano (in gioventù socialista di sinistra – e pense se fosse stato di destra) Fabrizio Cicchitto: “C’era da aspettarselo. Ogni
qualvolta dei movimenti nati per contestare l’autoritarismo e la
burocratizzazione delle forze politiche che stanno al potere,
quando poi hanno acquisito del consenso, devono fare i conti con
se stessi e con la loro democrazia interna, ecco che emerge
l’autoritarismo più bieco. Grillo ne è una dimostrazione
esemplare”.
Per carità, l’affermazione del comico: chi dice che non sono democratico fuori dalle palle, è curiosa assai. Come dire: al prossimo che mette in dubbio la mia non violenza gli spacco la faccia. E un partito “privato” dove tutti sono liberi, ma la parola finale ce l’ha uno solo, ossia il proprietario del “marchio” non è esattamente il massimo della democrazia.
Ma parla Cicchitto? Ossia Fabrizio Cicchitto, già iscritto alla “democratica” loggia P2 di Licio Gelli? Ossia il Fabrizio Cicchitto sergente bulgaro di Forza Italia e poi del Pdl, di proprietà di Silvio Berlusconi?
Parla lui?
Dal 1994 a oggi quanti congressi ha fatto Forza Italia e poi il Popolo delle Libertà? Quante primarie? Quante persone, come oggi il giornale di famiglia rinfaccia, devono la loro vita o morte politica al caro Silvio che poteva e disponeva?
Dal suo pulpito Cicchitto è l’ultimo a poter parlare. Lui, esponente di un partito del padrone, dove solo il padrone comandava e gli altri erano liberi di eseguire e fare a gara ad essere i più zelanti, come le favorite dei sultani di una volta, che si contendevano le grazie del potente a forza di moine e ruffianerie.
Suvvia Cicchitto, in questo ventennio il suo barzellettiere di riferimento ne ha raccontate tante. E tante si appresta a raccontarne. Non ci si metta anche lei. A cuccia, da bravo. Cuccia. (m. vi)
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