di Miriam Vicinanza
Una crisi di governo sobria, verrebbe da dire. Al terremoto politico-istituzionale del ritorno di Berlusconi, è seguita una reazione tiepida del mondo politico afflitto da anni di crisi. Con una certa dose di eleganza Monti ha detto: ok, vado. Così, senza neanche dare il tempo a Berlusconi di fare qualche sceneggiata, qualche agguato parlamentare e altre azioni del genere.
Napolitano dopo aver dovuto incontrare Alfano, ha fatto un rapido giro di colloqui. “’Parlerò solo tra 8 giorni e lì farò le mie valutazioni”, ha detto dopo dopo il concerto di Natale. E poi ha lanciato, sobrio ma essenziale, la frecciata: “Vedremo cosa faranno i mercati”. Già, che cosa diranno? Lo spread risalirà? Le riforme si fermeranno, ogni sforzo fatto finirà in un frullatore di titoli, di agguati all’Italia? Di sicuro Monti ha passeggiato con Elsa: “Non si poteva andare avanti così”.
Così, stasera tutti a nanna con la paura che domani i mercati diano una stangata all’Italia. Le preoccupazioni ci sono tutte, diciamo che l’ultimo governo del cucù con quella squadra di ministri non aveva dato una buona impressione. E neanche le altalenanti decisioni di Silvio, offeso per le primarie che avevano fissato il 16 dicembre, proprio mentre lui era occupato con Galliani e Allegri a far risorgere il Milan.
Lo sapranno i mercati? Forse no. Certo è che Silvio ha mosso le sue pedine – è proprio il caso di dirlo fuor di metafora – per altri motivi. Non ha mai avuto a cuore il Paese in quanto istituzione democratica e l’ha più volte dimostrato, quindi se ora il suo interesse personale o giudiziario non coincide con quello degli altri, pazienza, deve essersi detto. Tutti a casa, una bella alleanza con la Lega e poi si vinca o si perda l’importante è che non si facciano riforme.
Vedremo domani i mercati. Anche se Silvio ha anche l’occhio sul mercato di gennaio per il Milan: un rinforzino lo aiuterebbe nella campagna elettorale… Per restare sulla statura internazionale e da statista dell’ex indimenticabile premier.
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