Al voto e chiudiamo i conti con B.

Il Parlamento è ormai delegittimato e poco rappresentativo, il Pdl è solo al servizio del suo padrone. Solo le elezioni possono segnare la fine del berlusconismo.

Al voto e chiudiamo i conti con B.
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7 Dicembre 2012 - 19.20


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di Francesco Peloso

Ebbene si vada la voto, chiudiamo i conti con questo Parlamento ormai delegittimato e privo di rappresentanza. L’avventura del Cavaliere deve finire in modo democratico, il commissariamento esterno per salvare la santa Patria ormai c’è stato: la Casa Bianca, l’Unione europea, la Banca centrale, i mercati, la croce rossa internazionale, l’università sunnita di Al Azhar, Lionel Messi, il Dalai Lama, la squadra del Celtic Glasgow, la principessa Kate, e molti altri ancora avevano chiesto a B. , con le buone e con le cattive, di levarsi di torno. Non si poteva mandare a picco il mondo per salvare le sorti del cavaliere milanista-manganiano.

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E così anche il presidente Napolitano, viste le ultime uscite del robottino Alfano, ha detto che è un errore mandare tutto a…Ma Berlusconi è irremovibile. Nell’arco della sua stessa vita, se esce dal Parlamento, rischia di passare dalla gloria al tracollo totale, per questo, ancora ieri, il fido sottosegretario Catricalà, secondo le cronache dei giornali, si è affannato fino all’ultimo durante il lungo consiglio dei Ministri, affinché le norme sull’ineleggibilità non toccassero il padrone più di tanto. E allora affondiamolo nelle urne, lui e la sua schiera di pupazzetti a molla che lo seguirebbe pure all’inferno tanto dipendono dalle sue prebende, dai suoi favori, dai suoi soldi.

Pierluigi Bersani oggi alla Camera ha fatto un buon discorso, ne abbiamo sentiti altri in passato e non basterà questo. Il segretario del Pd e il suo partito hanno oggettivamente il compito di guidare il popolo italiano in quest’ultima battaglia senza lasciarsi prendere dal solito antiberlusconismo cupo ma senza fare sconti a chi ha portato il Paese nel baratro.

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Oggi alcune cose chiare Bersani le ha dette: moralità e lavoro, chi ha di più deve pagare di più. Semplice, ma era ora. Va ricordato però, per non cedere a troppo facili trionfalismi, che nelle ultime tornate amministrative, il Pd ha sì vinto, ma i risultati della lista sono stati spesso incerti se non deludenti. Per troppo tempo questo partito ha deluso e fatto incazzare più che convincere, e però è proprio la lista del Pd che dovrà guidare l’avanzata questa volta ottenendo un risultato inequivocabile. Il salto di qualità è stato fatto con le primarie vere e con polemiche vere alle quali non si era abituati; sono state le primarie a certificare una svolta nella partecipazione e nel consenso. Ora oltre al contrattacco verso il Pdl cadente, servono altre due cose: una proposta sociale e politica chiara e primarie per i candidati; il mondo reale deve tornare nelle aule del Parlamento, con competenza, passione e visione. Ma anche con quelle differenze che sono indispensabili per far maturare nuove idee. Bersani non è stato fino ad ora un uomo del cambiamento, può diventarlo, e tuttavia è un ruolo, questo, che dovrà conquistarsi sul campo. Per completezza dobbiamo ricorda che fino a non molto tempo fa personaggi come Filippo Penati in Lombardia, erano i referenti principali dell’attuale segretario del Pd. Ecco, rispetto alla fase Penati, molte cose vanno rovesciate.

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