Sulla scrivania del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri è arrivato un dossier, anonimo, di quasi venti pagine nella quali sono descritti in maniera circostanziata casi di malaffare nella gestione di appalti e aste per l’acquisto di impianti tecnologici. Un caso che sta scuotendo il Viminale. Il ministro ha incaricato il capo della polizia Antonio Manganelli di girare l’esposto alla Procura per eseguire un veloce accertamento dei fatti.
Il fascicolo sarebbe arrivato, in unica copia, alla Cancellieri circa un mese fa. L’autore ricostruisce con dovizia di particolari le modalità, poco trasparenti, con le quali sono stati gestiti numerosi appalti, tra cui quelli per l’acquisto dei software per le centrali operative, dei sistemi di sorveglianza, dei sistemi per il rilevamento delle impronte digitali.
Nel dossier vengono fatti nomi e cognomi e in particolare viene individuato come centro dei presunti favoritismi l’Ufficio Logistico, mentre il vice capo della polizia, Nicola Izzo, sarebbe tra i registi delle presunte illegalità nella gestione degli appalti. Ma Izzo nel pomeriggio ha respinto le accuse: “Io faccio il vice capo della
Polizia, mi occupo di sicurezza. Nella gestione degli appalti
non c’entro nulla”, aggiungendo che “un esposto anonimo si commenta da sé”.
Stando a quanto scrive il “corvo”, gli appalti venivano affidati a ditte che a loro volta subappaltavano ad altre imprese, spezzettando così il volume complessivo degli affari e aggirando le norme che, sopra determinate soglie di finanziamento, obbligano a bandi europei. I milioni di euro di fondi gestiti dal Viminale negli ultimi anni per gli acquisti in campo informatico e tecnologico sarebbero stati così diretti verso alcuni “colossi” del settore escludendone altri.
Nel dossier una parte molto delicata è dedicata al vicequestore Salvatore Saporito, morto suicida nel 2011. Saporito lavorava nell’Ufficio Logistico ed era rimasto coinvolto in una inchiesta su presunte irregolarità nell’assegnazione degli appalti per Centro elaborazione dati della polizia previsto dal piano sicurezza della polizia. Secondo il “corvo” il vero motivo del suicidio sarebbe stato il mobbing selvaggio a cui venne sottoposto per aver tentato di opporsi a quel “sistema-appalti”.
Ora il ministro Cancellieri ha chiesto a Manganelli di fare chiarezza al più presto. Dal canto suo il capo della polizia si è auspicato un veloce soluzione della vicenda «tanto nell’interesse del mio vice quanto dell’istituzione».