Gli slogan di Grillo piacciono ai siciliani
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Gli slogan di Grillo piacciono ai siciliani

Piazze piene per i comizi del leader del Movimento 5 stelle, che dice di non vedere la mafia e compiace la pancia indipendentista della Sicilia: senza di noi trionfano gli estremisti.

Gli slogan di Grillo piacciono ai siciliani
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22 Ottobre 2012 - 18.50


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di Tancredi Omodei

L’Agrigento di oggi è una città dominata dall’ignavia politica. Poche le parentesi segnate dall’indignazione, comunque sempre parentesi. A riempire le piazze qui ci riuscì, negli anni Cinquanta, un dinoccolato avvocato che aveva dato vita ad un giornale, “La Scopa”, scritto, stampato e distribuito dallo stesso avvocato, Salvatore Malogioglio, che agitava le eterne questioni cittadine dell’acqua, della pulizia urbana, delle tasse, del funzionamento del Comune. Si faceva accompagnare dalla moglie e assistere da un giovane avvocato diventato popolarissimo. Ed anche da un somaro presente a tutti i comizi dello stesso avvocato. Salvatore Malogioglio intratteneva la piazza con battute e prima ancora che finisse la battuta già la gente rideva. La città che si sollazzava alle battute dell’avvocato finiva con il votare regolarmente le persone che alla fine erano responsabili di quanto non andava in città e che in fondo non va tuttora. La risata corale suscitata dall’avvocato Malogioglio non seppelliva ma assolveva i responsabili. La piazza, le battute e i consensi alle battute, tutto uno sfogatoio. Questo negli anni Cinquanta.

Veniamo ad oggi. Ridotti malissimo, gli agrigentini alle ultime elezioni hanno ridato fiducia al sindaco uscente, che qualche colpa aveva collezionato. Sindaco uscente, che non è uscito. Questo la dice lunga sulla Città dei Templi. Alla luce del passato remoto e del passato prossimo, arriviamo alla piazza di Grillo e alle sue battute. Grillo e il fenomeno Grillo alla lente di ingrandimento della città più siciliana dell’Isola. Qui il leader del Movimento 5 Stelle è riuscito a riempire piazza Marconi, che ad Agrigento è la grande piazza che sta davanti alla stazione. La piazza non ospitava un comizio dai tempi di Berlinguer ed Almirante. Negli anni Cinquanta avrebbe potuto provarci l’avvocato Malogioglio, che invece preferiva piazza Municipio, allora più centrale. Dopo Berlinguer e Almirante, nessuno aveva osato provare a parlare in una piazza tanto grande. E Grillo l’ha riempita. Tappe di Grillo nell’Isola, alla vigilia di un risultato elettorale incerto, che verrà deciso dagli indecisi ( ci si consenta il bisticcio, ma è eloquente ) che, comunque vada segnerà un successo per le 5 Stelle. E chissà, se avesse avuto un altro candidato, forse sarebbe stato in corsa nell’incerta gara tra Musumeci, Crocetta, Miccichè e gli altri. Viaggio in Sicilia, non di Ghoete.

È salito su una vecchia littorina fra Scordia e Vizzini, nel Catanese, a Favara è entrato su un carretto siciliano di un maestro della vecchia arte. E si è messo a correre sul lungomare di Mazara del Vallo, portandosi dietro uno stuolo di carabinieri, poliziotti, operatori televisivi ,fotografi e curiosi. La campagna elettorale di Beppe Grillo in Sicilia, cominciata con la traversata a nuoto dello Stretto, è uno spettacolo itinerante condito di slogan che puntano sul livello più facile di uno spirito indipendentista rinverdito dalla crisi e dal naturale rifiuto – legittimo – dell’equazione Sicilia uguale mafia.

” La Sicilia può fare a meno dell’Italia” ( in verità, lo dice anche Micciché, che ipotizza un referendum, come vogliono fare catalani, galiziani e baschi ) e “Io non ho visto mafiosi”. Ed è il pienone di pubblico a ogni sosta: duemila, tremila, quattromila persone, incuranti del sole ancora caldo dell’autunno siciliano o di dover rinunciare, la sera, ad una offerta televisiva mai paragonabile al godimento puro.

A Corleone, Grillo non poteva non parlare di mafia dopo la gaffe di aprile, quando aveva detto: “Cosa Nostra non strangola, la crisi e la politica sì!” ( Se lo avesse detto il Cavaliere….). Questa volta il leader del movimento 5 Stelle ha colto l’occasione per calibrare meglio le parole, seppure, ancora una volta, con una battuta, peraltro non originale, e in parte vera: “La mafia non è più qui, ce l’avete mandata al Nord, nella Lombardia di Formigoni”.

La piazza esalta Grillo: “Siamo già il primo partito dell’Isola”, e i sondaggisti stoppati dal periodo di black out che precede le urne confermavano, ancor prima dell’irruzione di Grillo in Sicilia, un possibile 10 per cento per il quale firmerebbero in tanti. I partiti tremano all’idea che 5 Stelle possa andare oltre, essere ora trascinato da Grillo ad un clamoroso 15 per cento.

Da una piazza all’altra, una provocazione che segue una provocazione: “Se fossi nato qui, anch’io avrei accettato di dare un consenso in cambio di un posto sicuro. Ma c’è una novità: i politici oggi vi promettono un lavoro ma lo stipendio ve lo dovete pagare voi. Perché i “picciuli”, i soldi sono finiti”. “Non chiedetemi miracoli –continua – ho già fatto tanto arrivando a nuoto a Messina. Durante la traversata, pensavo: chi me lo fa fare? Ma se un uomo di 64 anni che non è un atleta riesce in un’impresa del genere, allora anche un cittadino normale può riuscire nell’impresa di cambiare la politica: bastano sei esponenti di 5 stelle usati come disinfettanti, mandati all’Assemblea Regionale al posto di altrettanti mafiosi, per garantire il controllo delle istituzioni con l’aiuto di una telecamerina e del web. Ci penseranno due volte, vedrete, prima di dare un appalto sospetto o affidare un incarico a un parente”. Battute e battute, anche per risvegliare l’orgoglio autonomista dei siciliani. Ora c’è da verificare quanti voti a battuta. Lui punta sul sicuro, la voglia di mandare a casa, di rottamare:”Devono andare tutti via e restituire tutti i soldi che hanno sottratto in questi anni. Se noi sblocchiamo la Sicilia liberiamo l’Italia,. Qui è nato tutto e tutto sta finendo: Andreotti, Lima, Forza Italia, il 61 a 0 e il Nano Berlusconi . Che pena mi fa sentirlo dire al processo Ruby: io non ho fatto sesso… Ma prenda il coraggio da uomo e dica: ebbene sì, mi piace la figa.

Battute anche per gli avversari: “Micciché? L’ho visto comiziare da solo in un paesino del Nisseno, sembrava Cetto la Qualunque… Crocetta?E’stato un bravo sindaco, ma se uno fa bene una cosa non può mollare per fare il deputato europeo, e poi ancora il governatore: così pigli per il culo la gente”. Battute, gesti teatrali e piazze piene, anche di curiosi, ma non solo di curiosi. Grillo fa domande e offre le risposte. A chi l’accusa di sfascismo se non di fascismo, o quantomeno di qualunquismo, risponde: “L’Europa è in crisi, trionfano gli estremismi: 5 stelle riempie uno spazio mettendoci gente perbene. Se falliamo noi, c’è la guerra civile”. E zittisce.

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