Bisogni esplosi in tre anni: neanche i gruppi politici della Regione Lazio fossero bebè in piena crescita. Pietro Marrazzo si dimette nel 2009, travolto dalla scandalo a sfondo sessuale che coinvolgeva alcuni trans e l’uso di cocaina. Allora i soldi a disposizione dei gruppi politici non superavano il milione di euro. Dal 2010 a oggi si è passati da 5 milioni di euro a disposizione delle forze chiamate a governare la Regione Lazio a ben 18 milioni di euro. Ma c’è chi dice che, in realtà, i gruppi potessero attingere a un pozzo senza fondo di ben 30 milioni di euro. Una finanziaria.
Ma quel che stupisce, a leggere le indiscrezioni ormai quotidiane sull’inchiesta che vede indagato per peculato l’ex capogruppo del Pdl alla regione Franco Fiorito, è il tipo di spesa fatto da tutti i consiglieri finiti nell’occhio del ciclone. Insomma, ad avere a disposizione quel popo’ di tesoretto, in un momento come questo, ci si possono persino fare cose buone: iniziative per la cittadinanza, manifestazioni sportive, beneficenza. Tutta roba di cui c’è bisogno, e che sarebbe una bella campagna elettorale. Invece no: con i soldi i consiglieri ci si sono sollazzati, loro e i loro amici. Cene luculliane, vacanze, parrucchieri, regali. Le iniziative con gli eletti, stando ai rendiconti spesso peraltro piuttosto fumosi, non vanno mai oltre pranzi, cene e dibattiti. Ma pagati a peso d’oro. In due anni dal conto Unicredit intestato al Popolo della Libertà sono usciti quasi 6 milioni di euro.
Basta che “se magna”. La buona cucina in casa Pdl è apprezzatissima. Si tratta bene Fiorito ma pure gli altri. D’altronde lo ha detto lui stesso: “Era facilissimo, bastava che il consigliere chiedesse e mostrasse un giustificativo”. Non avrebbe mai incassato un no o una richiesta di precisazione, anche se Fiorito ha detto ai magistrati che lui, ultimamente, voleva fare pulizia. Intanto, però, lo soprannominavano Bancomat. Per le cene, di cui non si conosce il numero di coperti, la ragione dell’incontro e spesso neanche il consigliere organizzatore, si spendono di media sui 7 mila euro. In due anni sono andati in spese a tavola 46 mila euro. Ma è ormai famosa la “strisciata” del bancomat al Caseificio Valleverde: in una sola botta 1.380 euro di formaggi.
Sorrida, prego. “La giunta è pulita, è il Consiglio a essere indegno” ha detto Polverini prima di dimettersi, a voler difendere i suoi più stretti collaboratori. Ma le cose non stanno proprio così: che alla Pisana lo stile di vita fosse molto al di sopra del resto del Paese è la cosa più indegna. E a cui non fa eccezione persino Renata Polverini in persona. Che aveva assicurato un incarico al suo consulente per l’immagine, il fotografo Edmondo Zanini, per ben 75 mila euro. E che lo sperpero fosse un po’ dappertutto lo dimostra pure la manovra tentata in extremis qualche giorno fa tentando di evitare il disatsro: una mini spending review che ha permesso di tagliare spese per ben 20 milioni di euro tagliando consulenze, auto blu e altri ammennicoli.
Tutti al mare. E anche per riposarsi un po’, o “riprendersi dalle elezioni”, come ha detto Fiorito per giustificare una mega vacanza in Sardegna, non si badava a spese. Il 24 agosto 2010 Fiorito ha liquidato al “Sardegna resort” 10.500 euro e una settimana dopo ben 24 mila. A quanto si è saputo finora era lì con la sua ex fidanzata. Un tete à tete un po’ costoso. Lu stesso l’ha definita “un po’ sopra le fighe: è uno schiaffo alla miseria. Ma sono reo confesso”.
Fare movimento, ma solo, e rigorosamente, in macchina. Fiorito ha prima comprato una Smart da 16 mila euro, ma essendosi reso conto che “non c’entravo”, ha poi acquistato una Bmw, più capiente ma anche più costosa: 2.900 euro al mese. Tutti quanti, poi, si dilettavano a farsi rimborsare la benzina – o comunque i soldi sono usciti con quel giustificativo: ben 48 mila euro.
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