Ma chi è Giuseppe Fioroni? Chi sono, in definitiva, questi ‘30’ del Pd che firmano un appello per non far presentare Nichi Vendola alle primarie? Facciamo parte di quelli che non avrebbero firmato il demagogico referendum sull’articolo 18 come ha fatto il presidente della Puglia, pensiamo ancora che Vendola – con il quale pure condividiamo diverse idee e prese di posizione – non sia stato particolarmente brillante nella vicenda dell’Ilva di Taranto dimostrando di essere spiazzato di fronte agli eventi. Insomma non è un salvatore della patria. Eppure su alcune cose ha le idee chiare: la difesa dei deboli e del lavoro, una concezione solida della democrazia, la consapevolezza che, alla base della crisi drammatica del Paese, c’è una mutazione sociale e antropologica che ci sta lasciando senza identità, senza storia e quasi senza memoria. Ancora pensiamo che i diritti civili vadano estesi a tutti e siano una priorità politica vera: il riconoscimento delle unioni di fatto, la revisione della legge 40 e – su orizzonti più ampi – la cittadinanza per i figli degli immigrati. Questioni diverse che rientrano in uno stesso capitolo.
Forse non lo voteremmo alle primarie, pensiamo infatti che un leader di centrosinistra debba sapere pensare anche in termini europei di riforma dell’Unione e delle sue strutture, di ricostruzione dei processi democratici sovranazionali e forse oggi, queste caratteristiche nel centrosinistra, non le possiede nessuno. Ma di certo crediamo che Vendola appartiene al nostro campo e assai più di Fioroni, ci rappresenta. Lo stesso pensa la grande maggioranza degli elettori del Pd, è una verità elementare che anche i dirigenti di quel partito conoscono bene.
E allora che vuole Fioroni? Quest’ultimo fa parte di quel gruppetto di deputati e dirigenti cattolici in fin dei conti piuttosto conservatori che, nemmeno tanto di nascosto, qualche anno fa osteggiarono la candidatura di Emma Bonino alla regione Lazio in quanto colpevole di essere poco in sintonia con la sensibilità cattolica, pesava la sua appartenenza radicale. Già. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: quella reticenza costò, probabilmente, la vittoria alla Bonino e oggi vediamo le foto dei consiglieri del Pdl travestiti da maiali mentre derubano e saccheggiano i beni pubblici.
Ma la Bonino, certo, era ‘abortista’ per usare il linguaggio dei Fioroni. Anche su questo è bene che si chiarisca una volta per tutte una cosa: il centrosinistra è per la difesa e la salvaguardia della legge 194, una legge avanzata, che parla dell’autonomia della donna e delle ragazze, che promuove una sessualità responsabile e libera attraverso gli anticoncezionali, che contrasta gli aborti clandestini. Chi non la vuole non può essere nel centrosinistra, comunque non può prendere il nostro voto. Noi la pensiamo così. E oggi l’idea che non sia stata sostenuta la candidata ‘radicale’ per lasciar passare queste bande nere di ladroni e furfanti, dovrebbe far riflettere tutti.
C’è a questo punto un problema più generale che riguarda questi cosiddetti popolari del Pd, ex Margherita, e via dicendo, che non si capisce bene quale visione delle cose abbaiano. Una società infatti cresce, si emancipa, diventa dinamica, si rimette in movimento, se crescono anche i diritti, se le donne single possono adottare un bambino, se un immigrato diventa un cittadino, se i contributi che paga all’inps gli vengono restituiti e non derubati, se i problemi etici – che pure esistono e sono seri – in campo scientifico, vengono affrontati non con l’arma del dogma religioso ma con quello dell’incontro fra ragioni diverse per giungere a una mediazione che fa andare avanti il corpo sociale. Se si seppellisce, infine, l’idea veramente reazionaria che la famiglia, ripiegata su sé stessa a bozzolo nella crisi economica, possa sostituire il welfare, e cioè i diritti sociali.
Chi infrangeva in questi anni ogni regola di rispetto civile – alimentando quartieri di giovani prostitute che dovevano far parte di festini porno di quart’ordine o si dava alla pazza gioia travestito da antico romano con la maschera da porco – è stato il miglior guardiano dei divieti generalizzati, dell’ostilità verso lo straniero, nei confronti delle donne e degli omosessuali. Sono gli stessi che vogliono fare a pezzi la scuola pubblica, la sanità per tutti, un minimo di regole nel mondo del lavoro.
Certo, c’è anche altro. In un Paese deindustrializzato l’impresa, l’occupazione, e tutta la materia del lavoro precario, del potere feroce delle corporazioni, sono i temi immensi e drammatici con i quali misurarsi. E allora a Fioroni and company chiediamo di scegliere ora da che parte stare, ma una cosa dev’essere certa: i diritti di cui parliamo non sono ‘negoziabili’, questa volta lo diciamo noi.
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