La Lega sta pensando di rompere con il governo
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La Lega sta pensando di rompere con il governo

E' braccio di ferro sulle pensioni tra Pdl e Carroccio. Le ipotesi allo studio: 40 anni di lavoro non basteranno più. Ma l'Ue incalza.

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24 Ottobre 2011 - 15.06


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di Giulia Nitti

C’è fretta, il governo italiano deve trovare soluzioni e subito, per rilanciare il paese in difficoltà, specie dopo il disastro europeo di ieri. Per oggi alle 18 è stato convocato un Consiglio dei ministri straordinario. L’esecutivo ha anticipato la riunione prevista per domani, e non è difficile immaginare quale sarà l’oggetto della discussione.

Per rassicurare i sempre più scettici partner europei ieri Silvio Berlusconi è stato molto esplicito: rimetterà mano alla riforma delle pensioni, in modo da diminuire in modo strutturale il debito pubblico italiano.
Ma a Palazzo Chigi si preannuncia una dura battaglia, la Lega ha fatto sapere da subito la sua contrarietà a qualsiasi intervento sulla previdenza. Anche il ministro dell’Interno Maroni ha pronunciato stamane una frase sibillina: “Sulle pensioni il Carroccio ha già dato”.


La Lega riunita prima del Cdm

In queste ore i vertici della Lega sono riuniti nella sede del partito a Milano per concordare la linea in vista del difficile Consiglio dei ministri di oggi. Se la linea sarà quella annunciata, difficile che il governo potrà reggere a questa prova: la riforma previdenziale è la conditio sine qua non per fare accettare il piano dell’Italia a Bruxelles.


Il monito di Frattini

Tra i due partiti della maggioranza, insomma, è in corso un vero e proprio braccio di ferro. Nel quale è intervenuto anche il ministro degli Esteri Franco Frattini: “Se la Lega scendesse in piazza contro una riforma delle pensioni, andrebbe contro l’Europa, ma soprattutto contro quello che è l’interesse dell’Italia”. Il titolare della Farnesina si riferisce ai continui messaggi del Carroccio, che da stamattina ha inviato una serie di niet al governo, prima con Marco Reguzzoni, poi con Rosi Mauro, infine con il ministro Maroni.

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Non solo previdenza, ma un pacchetto di riforme

Ma in queste ore il governo deve guardare soprattutto all’Europa, e deve occuparsi anche di altre cose oltre all’intervento sulla previdenza. A Bruxelles il nostro esecutivo dovrà portare qualcosa di più completo e concreto, che serva a rilanciare l’economia del paese. Lo ha ribadito stamattina Amadeu Altafaj, il portavoce del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn. Il portavoce ha chiesto all’Italia la “rapida approvazione e applicazione di un pacchetto completo di riforme che comprende misure su crescita, occupazione e riforma della giustizia”.


Berlusconi al Quirinale

Dopo avere ricevuto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il capo del governo si è recato al Quirinale da Giorgio Napolitano. Con molta probabilità il premier ha visto il capo dello Stato per parlare con lui del vertice di ieri, e sottoporgli la questione pensioni e il decreto sviluppo, che i capi di governo della zona euro attendono di vedere entro mercoledì.


Il no della Lega
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Ieri il premier italiano aveva parlato con i giornalisti proprio del nodo pensioni. “In Ue si è parlato di un uguale età pensionabile per tutti, a 67 anni: lo farò presente alla Lega anche perché siamo l’unico paese ad avere anche le pensioni di anzianità”, ha detto. Il presidente del Consiglio ha anche aggiunto che ne avrebbe parlato con Bossi. Ma le sue parole non sembra abbiano rassicurato sufficientemente gli alleati del Carroccio. Già stamattina Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega a Montecitorio, ha ribadito la contrariertà dei suoi a un intervento del genere. “La Lega è contraria alla riforma delle pensioni e alla patrimoniale”, ha detto a Maurizio Belpietro nel corso della striscia mattutina “La telefonata” in onda su Canale 5.


Pensioni, a rischio quelle di anzianità

Il provvedimento sull’innalzamento dell’età pensionabile potrebbe partire subito. Come ha lasciato intendere Berlusconi, l’intervento dovrebbe riguardare soprattutto le pensioni di anzianità, le cui regole attuali consentono a chi ha già versato 40 anni contributi, di andare in pensione anticipatamente, anche anche a 58 anni.


65 anni entro il 2015

I tecnici del governo stanno lavorando per arrivare a cancellare questa possibilità. Le ipotesi sono tante: c’è chi pensa di portare subito a quota 100 il requisito minimo per la pensione di anzianità (40 anni di contributi + 60 anni di età), chi di fare salire l’età minima a 65 anni entro il 2015.

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Addio sistema misto

Altri studiano di trasformare il sistema attuale, il retributivo-contributivo, nel solo contributivo.
Grazie al sistema misto oggi, chi ha iniziato a lavorare prima del 1977 (e aveva 18 anni di contributi nel 1996) può ottenere l’uscita dal lavoro anticipata, godendo di un assegno dignitoso. Le nuove regole potrebbero cassare questa possibilità, abbandonando sin da subito il sistema retributivo.


Le altre misure, dalla patrimoniale alla liberalizzazione

Per fare cassa il Cdm di oggi potrebbe varare anche altre misure che in passato sono state messe parte perché “invise” all’esecutivo, come la tassa patrimoniale (che Berlusconi mai avrebbe voluto approvare), e la liberalizzazione degli ordini professionali. Ma per fare questo passo il governo dovrà scontrarsi con tutte le lobby del paese, a partire da quella degli avvocati. Una lobby ben rappresentata in Parlamento.


Un intervento sugli immobili dello Stato

Per trovare il denaro che occorre a pareggiare i conti, il governo potrebbe anche intervenire sulla vandita degli immobili pubblici. Eventualità, questa, a cui ha fatto cenno lo stesso Berlusconi. “Ho ribadito che il nostro obiettivo è arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 ma si potrebbe ridurre il debito forse già prima ponendo sul mercato gli immobili del patrimonio pubblico”, ha sempre detto ieri il premier.

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