La manovra al Senato. Berlusconi la difende, sostenendo che i saldi (i 45 miliardi totali) sono “intoccabili”, ma apre a “miglioramenti” per evitare di mettere la fiducia. Il premier boccia l’aumento dell’Iva, la sostituzione del contributo di solidarietà e l’introduzione della patrimoniale. Bossi assicura che Tremonti resterà al suo posto e confessa di aver avuto qualche problema di coscienza nella scelta se salvare “i poveracci che non riescono a mangiare o i Comuni che se la cavano”. Lo scontro sotterraneo nella Lega Nord continua. Una linea diversa era stata chiesta, infatti, dal ministro degli Interni Roberto Maroni.
Un prelievo sui capitali? Il governo starebbe valutando l’ipotesi di tassare i capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale, così come proposto dal Pd, ma la percentuale del prelievo sarebbe decisamente inferiore a quella proposta dal partito di Pier Luigi Bersani: la valutazione infatti viene effettuata su una cifra compresa fra l’1 e il 2%. Lo riferiscono autorevoli fonti del Pdl, secondo le quali tuttavia prima di ”proseguire su questa strada si dovrà valutare la percorribilità dell’intervento”. Va ricordato che per intervento analoghi in Francia e Germania, chi aveva esportato illegalmente i propri capitali, è stato “perdonato” pagando dal 30 al 40 per cento.
Salviamo l’Accademia della Crusca e dei Licei. La fronda contro la manovra è rafforzata, nel Pdl, anche da un’uscita del ministro Galan. La norma della manovra varata dal governo che prevede la soppressione degli enti pubblici non economici che abbiano meno di 70 dipendenti ”è del tutto inutile, illogica e grossolana”. Secondo il ministro dei Beni culturali, la disposizione va ”immediatamente cancellata e – annuncia – firmerò io stesso un emendamento soppressivo del comma 31, se non avrò certezza di un chiaro intervento in questa direzione”. Tra gli enti a rischio, oltre l’Accademia della Crusca e dei Lincei, la Scuola Archeologica di Atene e gli Istituti Storici Italiani.
Manovra figlia di nessuno. “La manovra è già figlia di nessuno, denuncia Bersani. Il Pd è pronto al confronto in Parlamento ma a due condizioni: paghino gli evasori e si introducano misure strutturali per equità, crescita e lavoro”. Così il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, critica il dibattito interno alla maggioranza e indica le condizioni del Pd. “Visto che il decreto sulla manovra – sostiene Bersani – è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri viene da chiedersi: in Cdm c’erano le controfigure? Possibile che dopo poche ore la manovra non sia più figlia di nessuno? La verità è che un governo di sopravvissuti può solo scrivere le sue decisioni sulla sabbia”.
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