Ministeri al Nord, Bossi sfida Napolitano
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Ministeri al Nord, Bossi sfida Napolitano

Per il leader della Lega devono restare lì. Anche Silvio Berlusconi potrebbe reagire pubblicamente alla lettera del Presidente della Repubblica.

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28 Luglio 2011 - 14.33


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Un giorno di pausa non è servito molto a far calmare il Senatur. Non abbastanza. La lettera di Napolitano a Berlusconi sull’inopportunità dei ministeri al Nord non è andata proprio giù al leader della Lega. E così oggi Umberto Bossi replica al Capo dello Stato: “I ministero non si toccano, restano lì”.
“Il presidente Napolitano non si preoccupi. I ministeri li lasciamo lì, siamo convinti che il decentramento è non solo una possibilità ma anche una opportunità per il Paese”: lo ha detto parlando con i giornalisti vicino agli uffici del gruppo della Lega dopo il Consiglio dei ministri.


Il richiamo di Napolitano

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era intervenuto ieri contro lo spostamento dei ministeri al Nord. La maggioranza di certo non si aspettava che l’apertura di 4 uffici distaccati nel palazzo reale di Monza – inaugurati e immediatamente chiusi per essere riaperti a settembre – provocasse una reazione ufficiale del genere. Ma è pronta a reagire. Soprattutto per non mettere a repentaglio quel fragile equilibrio che ancora regge tra Pdl e Lega. Così potrebbe arrivare oggi la replica di Silvio Berlusconi alla lettera con la quale il Capo dello Stato ha sollevato “rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei ministeri sul territorio”.

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Berlusconi preoccupato

Come sottolineano stamattina diversi quotidiani, nella serata di ieri il portavoce del premier Paolo Bonaiuti ha precisato che Berlusconi ha letto “con attenzione e rispetto” la missiva del Colle, lasciando intendere che potrebbe puntualizzare la posizione del governo in giornata.
Ma i retroscenisti delle principali testate si esercitano anche a interpretare il “malumore” del capo del governo, che teme di essere “costretto” dal Quirinale a rompere la fragile tregua con la Lega dopo gli scontri sul caso di Alfonso Papa, il deputato del Pdl per il quale il Carroccio ha votato l’autorizzazione all’arresto.


Alemanno e la Polverini con Napolitano

All’annuncio del Quirinale ieri ha reagito pubblicamente una parte del Pdl, con il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la presidente della regione Lazio Renata Polverini. Alemanno ha auspicato che “il presidente Berlusconi tragga da questa lettera del capo dello Stato la spinta politica per confermare in maniera chiara e definitiva il pieno sostegno del governo di centrodestra a Roma Capitale” e “chiudere definitivamente” la questione.
La Polverini si è augurata invece che “anche la Lega ne prenda finalmente atto”.

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La Lega non ci sta

Di idea completamente opposta è invece il leghista Matteo Salvini: “Fa parte di un percorso che come approdo finale ha il federalismo e la trasformazione dell’Italia in una repubblica federale. Per questo lo stupore di Napolitano mi stupisce. Se Napolitano è preoccupato perchè apriamo tra uffici a Monza allora quando l’Italia diventerà una repubblica federale, cosa farà? Si frusterà su pubblica piazza? Francamente non lo capisco e oltretutto come detto stiamo parlando di qualcosa di simbolico”.
“Speriamo in un chiarimento – ha concluso Salvini – e speriamo che con esso spariscano anche le preoccupazioni del Capo dello Stato. Ripeto, quello dei ministeri non è certo l’obiettivo finale della Lega che invece punta a ottenere che in Italia ognuno sia responsabile di quello che produce e che spende”.

Dure le opposizioni

Molto duri anche i commenti delle opposizioni. Ma in direzione completamente opposta. Per Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd in Senato, il capo dello Stato ferma “la tragicomica buffonata” del decentramento dei ministeri, mentre per l’Idv l’intervento del Colle fa giustizia di un’iniziativa “in aperta violazione della legalità costituzionale”. Amaro anche il commento del finiano Italo Bocchino: “È assurdo che debba essere il capo dello Stato a dover ricordare e spiegare al presidente del Consiglio, Berlusconi, i principi istituzionali fondamentali dello Stato italiano”.

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