Genova e le nuove rivoluzioni possibili
Top

Genova e le nuove rivoluzioni possibili

Il decennale di Genova può essere un'occasione per rilanciare l’unità delle lotte, connettendo le piazze nordafricane ed europee con le piazze italiane.

Genova e le nuove rivoluzioni possibili
Preroll

redazione Modifica articolo

24 Luglio 2011 - 16.59


ATF
di Aurelio Macciò

L’appuntamento per il decennale di “Genova 2001 – Genova 2011” può rappresentare un’utile occasione. Un’importante occasione di incontro per le ragioni dei movimenti e delle resistenze politiche e sociali alla crisi della globalizzazione capitalista, beninteso se si rifugge dai rischi del “reducismo” o da impropri istituzionalismi. Insomma, se questo appuntamento riuscirà ad attualizzare le ragioni di ieri, di dieci anni fa, per saperle reinterpretare nelle ragioni dell’oggi. In connessione con le piazze degli “indignati” delle due sponde del Mediterraneo, di Barcellona e Madrid, di Atene e di Tunisi, del Cairo, e di tutte quelle “piazze” sociali che tentano di opporsi alla pesante dittatura del mercato e del profitto capitalistico.

E questo è l’intento con cui Sinistra Critica ha aderito al percorso “Verso Genova luglio 2011”, lavorando perchè diventasse il più inclusivo possibile, partecipato e aperto alle diverse aree dei movimenti, nel rispetto della pluralità di strategie e di pratiche di azione e dell’autonomia dei diversi soggetti.

Per parte nostra, non pensiamo che si tratti di “tornare a Genova”, come ad esempio propone Simone Oggionni, coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti (vedi “Liberazione”, 10 luglio 2011), per riscrivere quel “Patto di lavoro” che fu poi alla base delle iniziative del Genoa Social Forum nel 2001 o per ricomporre un’improbabile “unità della sinistra”. Non ve ne sono le minime condizioni politiche. Basti ricordare non solo quali grandi responsabilità pesano sulla “sinistra di governo”, nel ripiegarsi del movimento, quando naufragò, nell’esperienza del governo Prodi, la parola d’ordine “contro la guerra, senza se e senza ma”, ma anche oggi, concretamente, le pesanti internità al centrosinistra, più (SEL) o meno (Rifondazione e FdS) piene.
Per noi, occorre piuttosto lavorare all’unità sociale delle lotte, a connettere le “piazze” nordafricane ed europee con le “piazze” sociali italiane che si sono espresse in quest’ultimo anno, quelle delle lotte operaie contro la Fiat e Marchionne, delle lotte degli studenti, di quelle ambientali e contro la devastazione del territorio, quelle dei comitati per l’acqua pubblica.
Anche per questo, insieme al nostro contributo unitario alla costruzione di questo appuntamento, abbiamo organizzato un incontro pubblico, come iniziativa autogestita da Sinistra Critica, per la sera di venerdì 22 luglio, alla Sala di Rappresentanza di Palazzo Tursi, dal titolo “La rivoluzione è possibile! Le risposte alternative alla crisi: le resistenze politiche e sociali in Europa e le rivoluzioni popolari arabe”, a cui parteciperanno esponenti di movimenti politici della sinistra anticapitalista di paesi nordafricani ed europei (dalla Tunisia, dall’Egitto, da Spagna e Francia) insieme con alcuni rappresentanti delle “piazze sociali” italiane: il Movimento No Tav, i Comitati per l’Acqua Pubblica, un delegato Fiom delle Fiat Mirafiori, uno studente di “Atenei in Rivolta”.

L’obiettivo dell’oggi, fuori da ogni politicismo, deve essere quello di una iniziativa di convergenza delle opposizioni politico-sociali contro il governo unico della UE e della BCE, che sappia affermare che “Il vostro debito non lo paghiamo!”.

Il massacro sociale e le draconiane manovre di rientro dai debiti sono un’impostazione condivisa in Europa da governi di destra come di centrosinistra, e non a caso in Italia le opposizioni parlamentari hanno dato la loro totale disponibilità all’approvazione immediata della manovra, persino affermando – insieme a Napolitano – che serve una manovra con ancora più lacrime e più sangue. Con le politiche liberiste di questo centrosinistra non è possibile alcuna convergenza. La situazione è tale che ormai cacciare Berlusconi senza mettere in chiaro cosa ciò voglia dire, non è sufficiente. La manovra disegnata da questo governo è chiaramente di classe e colpisce i lavoratori, i precari, le donne e i giovani. La manovra che farebbe un governo di “unità nazionale” potrebbe essere addirittura ancora più dolorosa.
Il vertice del G20 a Cannes a novembre e, prima ancora, l’appuntamento di mobilitazione europea del 15 ottobre lanciato dagli “indignados” spagnoli, e già raccolto da numerose realtà di tutto il continente, possono essere le occasioni in cui concretizzare la convergenza di tutte le opposizioni politico-sociali. L’appuntamento di Genova può costituire l’occasione per cominciare a discuterne.

Native

Articoli correlati