di Arianna Scarselli
Venerdì 21 febbraio, a Siena, studenti e precari dei due atenei senesi sono scesi in piazza (insieme alle delegazioni delle assemblee precarie di Pisa, Firenze e Perugia) per manifestare il dissenso verso la Ministra Bernini in occasione dell’inaugurazione di alcuni laboratori dell’Università degli Studi di Siena, finanziati dal Pnrr.
Una bara simbolica e una veglia funebre indetta per i colpi che vengono inferti all’’università pubblica e al Diritto allo Studio hanno accolto la ministra; un presidio pacifico svoltosi davanti ai cancelli dell’Università durante il quale è stata invitata al dialogo più volte. La ministra è però rimasta barricata nell’edificio circondato dalle forze dell’ordine e, dopo il suo bel discorso, se ne è andata in macchina alla volta del polo scientifico di San Miniato per tagliare i nastri dell’inaugurazione.
Oggi assistiamo alla crescita esponenziale delle università telematiche e private mentre le università pubbliche sono sempre più definanziate e ciò porta gli Atenei a dover aprire le porte ad aziende private che sfruttano la ricerca per il proprio tornaconto. L’intero sistema universitario odierno è assoggettato a queste logiche aziendalistiche per le quali le dirigenze si preoccupano più di bilanci e profitti che di offrire una formazione completa e solida agli studenti. I tagli all’FFO porteranno alla chiusura di corsi di laurea e la necessità di dover riorganizzare le università anche a discapito della didattica.
A Siena, la protesta degli studenti di Cravos riguarda lo smantellamento e la privatizzazione dei servizi del Dsu, l’aumento delle tariffe nelle mense e l’approvazione di un bilancio dove si annunciano per il 2027 5.000 idonei non beneficiari di borsa di studio. Su 16.000 richieste 5.000 (quasi 1 su 3) verranno scartate; tutte persone che avrebbero tutto il diritto di ricevere un aiuto per studiare e, mentre fioriscono ovunque studentati privati finanziati proprio dal Pnrr, di quei miliardi all’azienda del Dsu Toscana non è arrivato un centesimo. Oggi il fantomatico diritto a studiare è diventato un privilegio e fra carovita, caro affitti e tasse universitarie folli, sempre meno persone potranno permettersi di studiare.
Il duro colpo al diritto allo studio è affiancato dalla riforma del pre-ruolo (Ddl 1240), bloccata negli ultimi giorni «alla luce delle veementi proteste di sindacati e associazioni di dottorandi che si sono rivolti alla Commissione europea» ha riferito la Bernini alla Crui. Oggi i precari rappresentano più del 40% dei lavoratori negli Atenei italiani e la proposta di riforma del Ddl 1240 aumenterebbe le forme di contratto a termine e renderebbe ancora più complesso stabilizzare chi già lavora.
“Una ricerca che vive di bandi premiali che mettono ricercatrici e ricercatori gli uni contro gli altri è una ricerca in via di estinzione, una ricerca venduta, senza rischio e che non riesce nemmeno a portare innovazione. – commentano da Cpu (Coordinamento del Precariato Universitario di Siena) – Se per partecipare e vincere un bando devo già dire a quale risultato arriverò e con quali tempistiche significa che non sto davvero portando qualcosa di nuovo.”
Al fianco di studenti e lavoratori gli operai della Beko (ex Whirlpool) che da mesi sono in mobilitazione dopo l’annuncio di 299 licenziamenti e della chiusura del polo produttivo per la fine del 2025.
Una grande energia e la voglia di lottare per un diritto negato: quello di vivere. Il funerale dell’università pubblica svoltosi oggi a Siena è simbolo di questa fiamma indomabile che attraversa tutte le città universitarie d’Italia in lotta per un sistema più giusto che riconosce davvero i giovani come il futuro di questo Paese.