"Basta favori ai mercanti d'armi": quando un rinvio è una vittoria

Quel rinvio sa di vittoria. Non definitiva, certo, ma comunque è un primo passo, tutt’altro che scontato, nella giusta direzione.

"Basta favori ai mercanti d'armi": quando un rinvio è una vittoria
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Febbraio 2025 - 19.54


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Quel rinvio sa di vittoria. Non definitiva, certo, ma comunque è un primo passo, tutt’altro che scontato, nella giusta direzione.

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“La campagna “Basta favori ai mercanti di armi” esprime soddisfazione per la decisione presa ieri dalle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Montecitorio, che hanno chiesto al Presidente della Camera dei Deputati di rinviare fino a marzo la discussione in Aula sul DDL 1730 di iniziativa governativa di modifica della legge 185 del 90 relativa all’export di armi italiane. 

La nostra mobilitazione, sostenuta da oltre 200 organizzazioni della società civile, fin dall’inizio dell’iter parlamentare di questo provvedimento, si è attivata in difesa di una norma che quest’anno compie 35 anni e che, pur se depotenziata nel corso degli anni, continua a garantire livelli ragionevoli di controllo e trasparenza su un ambito cruciale e problematico come l’export di armamenti. Un’azione che si è dispiegata con prese di posizione pubbliche e iniziative di comunicazione, e con l’elaborazione di proposte emendative.

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La Campagna “Basta favori ai mercanti di armi” esprime apprezzamento per l’azione dei tanti parlamentari dei partiti di opposizione che sono intervenuti su diversi aspetti specifici, anche riprendendo le nostre proposte. Grazie a questa mobilitazione la calendarizzazione in Aula del dibattito sul Disegno di legge che stravolgerebbe la 185/90 è stata rinviata quantomeno a marzo. L’auspicio delle nostre organizzazioni è che queste settimane in più – preziose per approfondimenti e riflessioni – non configurino solo un rinvio “procedurale” e tecnico ma vengano utilizzate da Governo e Maggioranza come occasione di confronto nel merito anche delle nostre proposte. 

Perché, indipendentemente dalla valutazione che si può avere dell’industria militare, la modifica attualmente corso di approvazione, se confermata, creerebbe buchi normativi e fragilità decisionali davvero rilevanti: non possiamo permettercelo su un tema così delicato come l’invio di armi nel mondo. Per tali motivi rinnoviamo la nostra disponibilità al confronto con tutte le forze politiche, per illustrare le nostre proposte e la nostra posizione”.

Così il comunicato ufficiale. 

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La legge 185/90

“Si tratta – spiega Rete Italiana Pace Disarmo – di una norma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile, inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Un approccio che è stato poi ripreso sia dalla Posizione Comune UE sull’export di armi sia dal Trattato ATT. (Arms Trade Treaty).  Sebbene nel corso degli anni anche una Legge che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto, che spendono troppo per gli eserciti, in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti negativi, è indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo a Parlamento e società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco.

Ora questa possibilità di trasparenza è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche: non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della Legge185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. Al contrario facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi.  Sappiamo bene che questa modifica della Legge 185/90 parte da lontano perché da anni la lobby dell’industria militare i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter praticamente liberalizzare l’export di armi. A chi fa affari vendendo nel mondo armi e sistemi militari non fa piacere che ci sia trasparenza e controllo anche da parte della società civile, oltre che allineamento con principi che non prendono in considerazione solo i fatturati. Già nella situazione attuale sappiamo bene che non sempre le autorizzazioni rilasciate sono state in linea con i criteri della Legge 185/90 e dei trattati internazionali, se il Disegno di Legge di iniziativa governativa dovesse essere approvato definitivamente la situazione peggiorerebbe, in particolare sulla questione degli intrecci tra finanza e produzione di armamenti”.

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Quel Trattato da difendere. E implementare

Spiega Ripd: “Il 24 dicembre 2024 si è celebrato il 10° anniversario del Trattato sul commercio delle armi (ATT), uno strumento giuridico innovativo che ha stabilito standard internazionali per regolare i trasferimenti di armi convenzionali con l’obiettivo esplicito di ridurre la sofferenza umana. Questa storica pietra miliare del diritto internazionale è una testimonianza degli instancabili sforzi di attivisti, governi e società civile per portare trasparenza e responsabilità nel commercio globale di armi. Negli ultimi dieci anni, l’ATT ha fatto passi da gigante, ma continua ad affrontare sfide che richiedono un rinnovato impegno da parte della comunità internazionale.

Dalla sua entrata in vigore, l’ATT ha registrato progressi significativi in termini di universalizzazione e attuazione. Con 116 Stati parti e 26 firmatari, il Trattato ha ottenuto un ampio sostegno in tutte le regioni del mondo. Gli Stati Parte dell’ATT hanno intrapreso misure per allineare la loro legislazione nazionale alle disposizioni del Trattato, migliorando la regolamentazione dei trasferimenti internazionali di armi e promuovendo la trasparenza. Ad esempio, alcuni Stati Parte dell’ATT hanno istituito sistemi di controllo nazionali completi che regolano l’esportazione, l’importazione, il transito e l’intermediazione di armi convenzionali, in conformità con gli obblighi del Trattato. Altri hanno attuato leggi sul controllo delle esportazioni e designato autorità nazionali competenti per la supervisione dei trasferimenti di armi. Inoltre, gli Stati Parti hanno adottato liste di controllo nazionali, stabilito meccanismi di certificazione degli utenti finali per prevenire la diversione di armi e rafforzato i processi di autorizzazione all’esportazione di armi per includere valutazioni di rischio complete.

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Questi sforzi esemplificano l’impegno della comunità ATT per un commercio di armi responsabile e per l’effettiva attuazione delle disposizioni del Trattato.

 Sfide in corso

Nonostante il Trattato sul commercio delle armi (ATT) abbia stabilito standard internazionali per regolare i trasferimenti di armi e ridurre la sofferenza umana, persistono sfide significative. Un numero considerevole di grandi Stati produttori di armi rimane fuori dal trattato. La conformità dei Rapporti informativi annuali è stata incoerente e alcuni Stati parte dell’ATT non hanno aderito pienamente alle sue disposizioni, minandone l’efficacia.Nell’ultimo decennio, armi e munizioni hanno continuato a confluire in brutali conflitti armati e situazioni di repressione. In particolare, alcuni Stati parte dell’ATT hanno approvato trasferimenti di armi in contesti in cui sono state documentate gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui Myanmar, Territori palestinesi occupati, Sudan e Yemen.

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Control Arms chiede che tutti gli Stati parte aderiscano pienamente alle disposizioni dell’ATT e che la comunità internazionale rafforzi i meccanismi che garantiscono l’osservanza sostenendo così l’obiettivo fondamentale del Trattato di ridurre la sofferenza umana.

Guardando avanti

Mentre entriamo nel secondo decennio dell’ATT, è fondamentale affrontare queste sfide. Migliorare la trasparenza, rafforzare i meccanismi di responsabilità e incoraggiare l’universalizzazione dell’ATT sono passi essenziali per realizzare il pieno potenziale del Trattato. La comunità internazionale deve rinnovare il suo impegno verso gli obiettivi dell’ATT per garantire che contribuisca effettivamente a ridurre la sofferenza umana e a promuovere la pace e la sicurezza globali.

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In occasione di questa pietra miliare, la campagna Control Arms (di cui anche Rete Italiana Pace Disarmo è parte attiva) riafferma il suo impegno a sostenere una solida attuazione dell’ATT e invita tutti gli Stati a intensificare gli sforzi per sostenere l’oggetto e lo scopo dell’ATT: ridurre la sofferenza umana. Esorta inoltre gli Stati ad aderire al Trattato, se non l’hanno ancora fatto, e a garantirne un’attuazione solida e significativa. Lavorando insieme, possiamo continuare a trasformare il commercio globale di armi e realizzare la visione dell’ATT: un mondo più sicuro con meno sofferenze umane.

Mentre riflettiamo su un decennio di progressi, siamo ansiosi di costruire sui risultati precedenti e di affrontare le sfide in corso negli anni a venire”.

Così Ripd. Un mondo senza armi nucleari è un mondo più sicuro. Disarmiamoci: una battaglia di civiltà. L’unica che vale la pena combattere.

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