La rapina per eliminare le prove degli abusi sessuali
Ad Afragola, in provincia di Napoli, i Carabinieri hanno scoperto un piano criminale che coinvolge alcuni frati, volto a eliminare le prove di abusi sessuali. Padre Nicola Gildi, frate del Santuario “Santa Maria Occorrevole” di Piedimonte Matese, avrebbe organizzato una rapina su commissione del parroco della Basilica di Sant’Antonio da Padova, ad Afragola, padre Domenico Silvestro. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo era recuperare immagini e chat compromettenti contenute nei telefoni delle vittime, prove di abusi sessuali commessi da altri frati.
Le indagini e gli arresti
La vicenda è emersa nell’aprile 2024, dopo la denuncia di due uomini di Afragola, ex lavoratori in luoghi di culto locali, vittime di una rapina nella propria abitazione. Due uomini mascherati e armati di mazze e coltelli avevano fatto irruzione sfondando la porta d’ingresso, rubando uno smartphone e cercando invano di prenderne un secondo prima di fuggire.
Gli autori materiali della rapina sono stati identificati e riconosciuti dalle vittime, le quali hanno ricollegato l’episodio agli abusi sessuali subiti nei monasteri in cui avevano lavorato. Tra questi, la Basilica di Sant’Antonio di Afragola, al centro dell’inchiesta della Procura, che ha trovato “granitici riscontri” alle accuse.
Il ruolo delle intercettazioni
Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di scoprire che la rapina era finalizzata a eliminare prove incriminanti memorizzate sugli smartphone delle vittime. In particolare, le conversazioni intercettate in carcere hanno rivelato il contesto in cui era maturato il piano criminale e il ruolo di padre Domenico Silvestro, parroco di Afragola, sospeso dall’arcivescovo Domenico Battaglia.
Padre Domenico avrebbe organizzato il furto per scongiurare una denuncia che si basava su materiale compromettente salvato sui telefoni. Per portare a termine il piano, si era rivolto a conoscenti che avrebbero assoldato i rapinatori.
La lettera e le conferme interne
Durante le indagini è stata acquisita una lettera redatta dagli avvocati delle vittime e indirizzata ai superiori dei frati, in cui si sollecitava il pagamento di prestazioni lavorative mai corrisposte. La lettera faceva anche riferimento ai rapporti sessuali subiti in cambio di assistenza lavorativa, abiti e alimenti.
Un altro frate, a conoscenza delle violenze e del movente della rapina, ha confermato la versione delle vittime, contribuendo alla ricostruzione del caso.
Gli arresti finali
Padre Nicola Gildi, coinvolto nella vicenda, è stato arrestato e rintracciato nel convento Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese. Insieme a lui, è finito in carcere padre Domenico Silvestro, figura centrale nell’organizzazione del crimine. Le intercettazioni e le testimonianze raccolte dagli inquirenti hanno portato alla luce una rete di abusi e tentativi di insabbiamento che ora dovrà affrontare il giudizio della giustizia.