Open Arms: il pm chiede 6 anni di reclusione per Salvini per sequestro di persona
Top

Open Arms: il pm chiede 6 anni di reclusione per Salvini per sequestro di persona

Nel processo in corso a Palermo, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver bloccato nel 2019 147 migranti

Open Arms: il pm chiede 6 anni di reclusione per Salvini per sequestro di persona
Matteo Salvini
Preroll

globalist Modifica articolo

14 Settembre 2024 - 21.26


ATF

Nel processo in corso a Palermo, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver bloccato, nel 2019, quando era ministro dell’Interno, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi dalla nave Open Arms. “Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la promessa fatta agli elettori”, aveva dichiarato Salvini prima della requisitoria, aggiungendo: “Lo rifarei: difendere i confini dai clandestini non è un reato”.

Successivamente alla richiesta di condanna, Salvini ha affermato: “Mai, nella storia, un governo o un ministro è stato accusato e processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della Costituzione italiana stabilisce che la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani, e di aver mantenuto la parola data”.

Il pm: “Questo non è un processo politico”

 Il pubblico ministero Gery Ferrara, nella requisitoria del processo Open Arms nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, si è chiesto se, come detto da qualcuno, “questo è un processo politico?”. E ha risposto che “è pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi”.

Leggi anche:  Salvini usa la giornata della violenza contro le donne per fare propaganda xenofoba contro gli immigrati

Il pubblico ministero ha poi aggiunto che “quando Salvini diventa ministro dell’Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere. Questo è l’elemento chiave”.

“Non tutti i Paesi sono un porto sicuro”

 “Non tutti i Paesi possono essere considerati un porto sicuro, perché non in tutti i Paesi vigono le regole democratiche e il rispetto dei diritti umani. La Libia e la Tunisia non sono nazioni in cui si può applicare un Place of safety – ha osservato il magistrato -. Lo dice anche l’attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi che nella sua testimonianza ha riferito che i centri in Libia sono sicuramente centri illegali, mai abbiamo consegnato delle persone ai libici”.

“I diritti umani devono prevalere sulla sovranità statale”

 “C’è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere”, ha proseguito il pm nella requisitoria. “Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del Pos non può funzionare: non ci può essere subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo”, ha evidenziato.

Leggi anche:  Salvini usa la giornata della violenza contro le donne per fare propaganda xenofoba contro gli immigrati

“Anche i terroristi vanno salvati”

 “Anche i terroristi, i criminali se in pericolo in mare hanno il diritto di essere salvati. Uno Stato, che non è un criminale, li salva e poi li processa. Questo dice il codice internazionale”. Ha quindi detto il pubblico ministero Gery Ferrara, spiegando: “Una volta salvati vanno portati a terra, anche le navi predisposte per il salvataggio sono definite un posto di sicurezza temporaneo. In sostanza solo la terraferma è un place of safety definitivo. La stessa Cassazione ribadisce che una nave non può essere considerato un posto sicuro”.

Native

Articoli correlati