Scuola italiana: un divario incolmabile? Le disuguaglianze tra Nord e Sud secondo Save the Children
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Scuola italiana: un divario incolmabile? Le disuguaglianze tra Nord e Sud secondo Save the Children

L'ultimo studio rivela l'estensione delle disparità nei servizi scolastici italiani. Le scuole del Sud continuano a essere svantaggiate rispetto a quelle del Nord, nonostante gli interventi del Pnrr

Scuola italiana: un divario incolmabile? Le disuguaglianze tra Nord e Sud secondo Save the Children
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6 Settembre 2024 - 21.53 Culture


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L’analisi presentata nel rapporto di Save the Children “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre” rivela un quadro sconfortante sulle disuguaglianze che caratterizzano il sistema scolastico italiano. Solo il 40% degli studenti delle scuole primarie e secondarie ha accesso al tempo pieno, mentre meno della metà degli alunni può usufruire di una mensa o di una palestra, infrastrutture fondamentali per garantire un’istruzione completa e inclusiva. Tali servizi, infatti, rappresentano un sostegno all’apprendimento e un fattore determinante nel combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica, particolarmente elevate nelle regioni meridionali.

La mensa scolastica e il tempo pieno, al centro del rapporto, si configurano come servizi di base che dovrebbero essere garantiti a tutti gli studenti, con un riflesso positivo sul ménage familiare. Tuttavia, l’accesso a queste risorse è fortemente disomogeneo a livello territoriale. Solo il 36,9% degli studenti delle scuole statali primarie e secondarie di primo grado può usufruire del servizio mensa, con differenze macroscopiche tra Nord e Sud. Nelle province settentrionali di Trento e Monza e Brianza, oltre il 65% degli alunni ha accesso a una mensa, mentre in molte province del Sud, come Agrigento e Palermo, la percentuale crolla al di sotto del 10%, dati che non fanno altro che rafforzare l’impressione di un divario strutturale tra le due parti del Paese.

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), con oltre 17 miliardi di euro destinati al Ministero dell’Istruzione, è stato concepito per ridurre le disuguaglianze educative tra Nord e Sud; malgrado ciò, l’analisi del rapporto rivela che molti degli interventi avviati nelle aree svantaggiate non stanno avendo l’impatto desiderato e viene da chiedersi il perché. Se da un lato il 50% degli interventi finanziati per le mense scolastiche è localizzato nel Sud, dall’altro solo il 38,1% delle risorse è stato effettivamente allocato a queste aree, evidenziando che gli investimenti nel Sud, pur meno costosi, non ottengono il successo desiderato.

Anche l’accesso al tempo pieno risulta fortemente squilibrato. Nelle regioni del Centro-Nord, come Lazio e Lombardia, oltre la metà delle scuole primarie offre il tempo pieno, con percentuali che toccano rispettivamente il 58,4% e il 55,1%. Al contrario, in regioni come il Molise e la Sicilia, solo una minima parte degli studenti ha accesso a questo servizio: il 9,4% e l’11,1%, rispettivamente in un’ottica rigidamente patriarcale. Le province più penalizzate, come Ragusa, Catania, Palermo e Campobasso, registrano percentuali inferiori al 10% per quanto riguarda l’accesso al tempo pieno e queste stesse province coincidono con quelle che presentano i livelli più bassi di studenti che usufruiscono della mensa.

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La distribuzione delle palestre scolastiche non è meno problematica. Solo il 46,4% delle scuole italiane dispone di una palestra, una percentuale che scende ulteriormente nelle scuole primarie (41,5%) e sale leggermente nelle secondarie di primo grado (53,2%); anche in questo caso, gli interventi del Pnrr, pur concentrandosi per il 62,8% nel Sud e nelle isole, non riescono a garantire una distribuzione equa delle risorse. Le province con meno del 30% di scuole dotate di palestra, tra cui Messina, Palermo, Reggio Emilia e Crotone, hanno ricevuto circa 51,3 milioni di euro per 72 interventi, ma la distribuzione delle risorse rimane disomogenea. Ad esempio, Crotone ha ricevuto 14 interventi, mentre Palermo, nonostante la sua maggiore popolazione scolastica, ne ha ottenuti solo sei.

Questo squilibrio oltre che evidenziare il divario infrastrutturale tra Nord e Sud lascia intendere che esiste un’incapacità gestionale e gli investimenti in atto, sebbene significanti, si rivelano inutili per garantire un’uguaglianza di opportunità su scala nazionale a causa dell’irrazionale uso dei fondi.

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Di fronte a queste evidenze, Save the Children lancia un appello urgente al Governo affinché vengano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che assicurino l’accesso gratuito ai servizi fondamentali, come la mensa e il tempo pieno, per tutti i bambini in condizioni di povertà. Il rischio, avverte l’organizzazione, è che l’autonomia differenziata aggravi ulteriormente queste disuguaglianze, rendendo il futuro educativo dei giovani del Sud sempre più incerto. Come sottolineato da Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici di Save the Children Italia, il futuro dei giovani deve diventare una priorità dell’agenda politica, poiché rappresenta l’investimento più prezioso per lo sviluppo del Paese.

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