L'ospedale di Tivoli invaso dalla fuliggine: su reparti e personale gli avanzi dell'aerazione

Da Silvia Cavalli «commissaria» della Asl Roma5, mutismo assoluto. Chi ha controllato lo stato delle opere? chi ha rilasciato il benestare a conclusione del “collaudo”?

L'ospedale di Tivoli invaso dalla fuliggine: su reparti e personale gli avanzi dell'aerazione
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Tommaso Verga Modifica articolo

10 Giugno 2024 - 22.05


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Nessuno poteva immaginare che “riapertura” significasse la distribuzione erga omnes dei contenuti delle tubazioni evidentemente non diligentemente esaminate ai fini della messa in opera. Un fatto, di tutt’altra dimensione e conseguenza perlomeno immediata, che nella dinamica rievoca terribilmente l’incendio dell’Immacolata. «Ma come è potuto accadere?».

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Al momento tutti mostrarono sorpresa per l’accaduto. Altrettanto dicasi, sei mesi dopo, di personale e pazienti investiti del disagio causato dalla fuliggine, più propriamente intesa dagli scarti degli impianti di aerazione, dall’effetto provocato dalla visione delle «vistose tracce di sporco/fuliggine, rimovibile parzialmente con l’azione meccanica degli operatori ivi coinvolti, non deputati a tale mansione», come scrivono in una nota i sindacati di categoria.


“Si chiede quindi un’analisi più approfondita – si prosegue – volta non solo alla rimozione e salificazione della sezione esterna visibile ma dell’intero impianto di areazione, per escludere la presenza di idrocarburi volatili e garantire agli operatori sanitari e ai pazienti un ambiente idoneo e sicuro, i quali lamentano sintomatologie varie, come faringiti e raucedine associate a cefalea».

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Avanzi che non avrebbero dovuto esserci, neppure in parte, visto che tutto il nosocomio in previsione della riapertura avvenuta il 28 maggio era stato sottoposto a collaudo. Tale si immagina, la replica muta di Silvia Cavalli, per conto della direzione del «San Giovanni Evangelista» e della Asl Roma5. Organismi di vertici dai quali non è trapelata reazione, scuse, sgravio, una qualunque ragione che potesse minimizzare l’accaduto. Il che autorizza la formulazione delle più diverse ipotesi.


Tutte fondate su un unico punto di domanda; la medesima del dicembre 2023: «ma come è stato possibile?». Il silenzio l’unica spiegazione dei vertici. Mutismo che non si vorrebbe poggiasse su un giudizio non particolarmente soddisfacente in merito alla gestione del «San Giovanni Evangelista».


«Una vicenda tragica – il commento di Francesco Rocca, presidente della giunta regionale del Lazio, all’indomani dell’incendio dell’8 dicembre –, le persone anziché trovare una risposta di salute, hanno trovata la sofferenza all’interno di una struttura sanitaria».

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E se quanto accaduto si fosse manifestato il 28 maggio? Durante la presenza dello stesso Rocca accompagnato dai suoi?

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