Adil Harrati, il 45enne di nazionalità marocchina accusato dell’omicidio di Rossella Nappini, non ha risposto alle domande degli inquirenti in procura, a Roma. L’uomo aveva avuto una breve relazione con l’infermiera, residente nel quartiere Monte Mario. Il giorno dell’omicidio, Harrati si trovava nella casa che la vittima divideva con la mamma di 80 anni, e portava con sé un coltello. Per questo oltre all’accusa di omicidio volontario, il pm contesta anche l’aggravante della premeditazione.
Gli investigatori non credono che il movente sia legato alla fine della loro relazione. La domanda a cui dovranno dare risposta è: come mai il 45enne aveva ancora accesso alla casa della madre e continuava ad avere un legame con Rossella Nappini? Si continuano a cercare elementi utili per le indagini nella casa dove il 45enne viveva, insieme ad altri connazionali. Si spera di trovare indumenti ancora sporchi di sangue o l’arma del delitto.
Come scrive il Corriere della Sera, si trattava di un’altra storia “che aveva finito per affliggere l’infermiera, già alle prese con la fine della convivenza con l’ex compagno e padre dei due suoi figli, che proprio a lui erano stati affidati, un paio di ricoveri in ospedale ed episodi che l’avevano segnata dopo i quali aveva sempre cercato di riprendersi”.
“Negli ultimi tempi lei era molto preoccupata – conferma la zia Lisa -, si era confidata con mio figlio, che è suo cugino, con il quale si scriveva di continuo. L’altro pomeriggio quell’uomo era in casa con lei, poi sono usciti, non so se erano insieme. Rossella doveva andare al bancomat delle Poste per fare un prelievo”.
Argomenti: femminicidio Roma