Omicidi nel quartiere Prati, ci sono novità dopo l’arresto di Giandavide De Pau. La sua Toyota IQ è stata portata in un deposito dopo che l’uomo è rimasto coinvolto, nelle ore successive ai delitti, in un incidente stradale. Ora si tratta di capire come e chi sia intervenuto per far arrivare la vettura in quel luogo. Alla polizia locale non risulta infatti la sua rimozione. Si ipotizza, quindi, che qualcuno possa quindi aver aiutato De Pau a nascondere l’auto.
Gli uomini della Scientifica hanno da subito avviato una serie di rilievi sul mezzo con un duplice obiettivo: tentare di individuare l’arma utilizzata dal romano per uccidere le tre prostitute e individuare tracce ematiche da analizzare al fine di rendere ancora più grave l’impianto probatorio a carico dell’indagato in vista dell’interrogatorio di convalida davanti al gip previsto entro mercoledì 23 novembre nel carcere di Regina Coeli, dove il pregiudicato è stato trasferito al termine dell’interrogatorio fiume di sabato in Questura.
Al momento ci sono poche certezze. Tra queste il fatto che De Pau è arrivato in via Riboty, la mattina di giovedì 17 novembre, a bordo della sua auto dopo avere trascorso la notte precedente con una donna cubana con cui ha consumato droga. Nell’appartamento i primi due delitti, vittime due donne cinesi, massacrate durante un rapporto sessuale. Una delle due, la più giovane, inseguita sul pianerottolo e colpita con stilettate al fianco e alla schiena.
Grazie alle testimonianze raccolte da Il Messaggero, si sa che una delle due prostitute si faceva chiamare Lia, evidentemente l’italianizzazione del suo vero nome, e lavorava in quell’appartamento da circa dieci anni, gestendo anche altre ragazze che ruotavano di continuo. Un cliente abituale ha raccontato che la donna aveva un figlio e che a gennaio sarebbe dovuta tornare in Cina per incontrarlo.
De Pau, dopo avere dimenticato il cellulare nell’appartamento, è salito a bordo dell’auto e ha raggiunto via Durazzo, distante appena 850 metri. Lì viene immortalato in alcuni video mentre entra nel seminterrato di Martha Castano, prostituta colombiana di 65 anni. La donna viene colpita, dinamica identica a quanto avvenuto pochi minuti prima, probabilmente perché, riporta Il Corriere della Sera, si rifiuta di aiutare l’uomo.
In base alla ricostruzione di chi indaga, l’ex autista del boss di camorra Michele Senese risale sull’auto e si dà alla fuga. “Ho vagato per due giorni senza mangiare e dormire ma non ricordo nulla, non ricordo di via Durazzo”, ha raccontato agli uomini della Squadra Mobile l’indagato. Nel corso della fuga, De Pau è coinvolto in un incidente, la conferma è arrivata da una primissima analisi dell’auto che presenta numerose ammaccature. Ad avvalorare questo episodio anche il fatto che nel corso dell’interrogatorio De Pau ha affermato di avvertire un dolore allo sterno e chiesto di potere fare una radiografia per sospetta frattura di una costola. Non è chiaro, però, se in quelle ore abbia contattato la donna cubana, la cui posizione non è al momento al vaglio, con cui aveva trascorso la notte tra il 16 e il 17 novembre per chiederle aiuto.
Di sicuro ha chiamato la sorella. Una telefonata che, di fatto, ha indirizzato le indagini. Un breve colloquio durante il quale il 51enne le fa capire “di avere combinato un casino”. La donna allerta quindi i carabinieri che trasmettono l’informazione alla polizia. Nel frattempo De Pau, con indosso ancora i vestiti sporchi di sangue, sale a bordo di un taxi e raggiunge la casa della madre dove viene poi prelevato, intorno alle 6 del mattino, dagli agenti.
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