Carlo Smuraglia è morto, lasciandoci più soli. Alle soglie dei 99 anni il vecchio professore, combattente della Resistenza, valente giurista e avvocato, già senatore della Repubblica, componente del Consiglio superiore della magistratura e presidente dell’Anpi, protagonista di infinite battaglie militari, politiche, sociali, ha infine deposto le armi ed è volato via nei grandi pascoli del cielo, da dove magari continuerà ad osservare benevolo e speranzoso il destino dell’Italia da lui tanto amata.
Meriterebbe volumi interi, quest’uomo, in grado di dare contezza della sua lunga vita. In questo breve articolo lo vogliamo ricordare con quello che può considerarsi il suo testamento morale, summa di un percorso esistenziale dedicato alla strenua difesa dei più alti valori civili di giustizia sociale, libertà, uguaglianza di fatto, democrazia, un suo libro che fuor di retorica è lecito definire imperdibile: Con la Costituzione nel cuore. Conversazioni su storia, memoria e politica (Edizioni Gruppo Abele, 2018), una ponderata e articolata intervista che egli rilasciò ad un giovane studioso, Francesco Campobello.
Per volontà dichiarata non si tratta di una biografia, poiché il grande giurista aveva un ammirevole e ormai introvabile pudore nel parlare di sé, ma di un contributo alla storia e alla memoria di un Paese che ha perso il senso del ricordare e il valore della riflessione, il cui intento è lasciare un’eredità morale ai giovani di un’Italia “smarrita”. Smuraglia rivisita con peculiare lucidità personaggi ed eventi fondanti, dei quali fu protagonista: gli anni della Resistenza, il processo di maturazione politica e la scelta della lotta armata per la libertà, il 25 aprile del 1945, le complicate fasi della Costituente, la legge truffa del 1953, i processi ai partigiani negli anni Cinquanta di cui insieme ad altri egli assunse la difesa, i fatti di Reggio Emilia del luglio 1960 (fu difensore della parte civile nel processo intentato contro funzionari e agenti di polizia accusati della morte di cinque operai), il Sessantotto e le sue contestazioni, il processo Pinelli (che lo vide avvocato della vedova Pinelli), il caso Lockeed (il più clamoroso scandalo di corruzione della Prima Repubblica, in cui il valente avvocato svolse un incarico unico nella storia giudiziaria del Paese, quello di pubblico ministero nel processo celebrato tra il 1977 e il 1979 davanti alla Corte costituzionale contro gli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi e altri imputati non parlamentari per i reati di corruzione), il ruolo attivo avuto nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 in difesa delle libertà costituzionali. Sono poi ricordati numerosi processi che lo videro all’avanguardia di fondamentali lotte sociali: quelli in tema di sicurezza del lavoro (branca del diritto civile di cui può considerarsi tra i più illuminati fautori e per la cui definizione e attuazione si è speso in durissime battaglie processuali, giuridiche e politiche), il processo per il sequestro e la morte di Cristina Mazzotti (fu avvocato della parte civile, caso che negli anni Settanta fece scalpore e uno dei primi in cui emerse una saldatura fra la ’ndrangheta calabrese e la criminalità organizzata del Nord), il processo sulla fuga di diossina verificatasi nel 1976 a Seveso, che lo vide impegnato quale difensore di una delle parti civili, ed altri ancora.
Filo conduttore di questa cavalcata nella storia dell’Italia repubblicana da lui vissuta in prima linea è la Costituzione, sua autentica stella polare, i cui articoli sono come una lente puntata sugli eventi, sui loro risvolti, i loro significati. Con una chiara e netta scelta di campo, in momento storico in cui riemergono inquietanti la violenza, il razzismo, la becera retorica e l’incultura di forme di pensiero retrive e reazionarie, Smuraglia proclama a gran voce i valori dell’antifascismo incarnati dalla Costituzione, rievocando le tante battaglie portate avanti per la sua attuazione e difesa in un Paese mai del tutto defascistizzato, dai primi vagiti di un diritto del lavoro che a lungo ha stentato ad affermarsi, sino alla recente tentata “controriforma” costituzionale del 2016, contro la quale a novant’anni suonati si è battuto come un leone, rinverdendo i fasti della lotta resistenziale. Il tutto legato da un’acuta riflessione sull’oggi, sul proliferare di un nuovo modo di intendere il fascismo, che ha assunto sembianze diverse ma che si presenta con gli stessi sintomi di quello storico: la crisi economica, la mancanza di lavoro, le disuguaglianze sociali, la crisi di valori, la paura di un presente confuso e minaccioso. Soltanto risolvendo quei problemi, egli ci ammoniva, e ricorrendo alla memoria, alla conoscenza, al senso critico, si può combattere questo nuovo, strisciante fascismo globale che avvelena alle fonti la democrazia. E a testimonianza della lucida comprensione del presente, ci ha infine donato sagge meditazioni sul fenomeno dei migranti, indicando il percorso politico e culturale da seguire per risolvere un problema dilagante, utilizzato strumentalmente da certa politica degenere.
In questo libro Smuraglia ha dunque inteso consegnare ai posteri una summa della sua densissima esperienza di vita e del suo pensiero, da esso si sprigionano insegnamenti che un Paese che ha smarrito il senso della memoria e il valore della riflessione non può ignorare, se non vuole definitivamente spegnersi: la memoria come forma di conoscenza, di analisi e corretta valutazione dei fatti, base di un consesso che vuole dirsi civile; la cultura come valore imprescindibile, vero sostrato della norma giuridica, che a sua volta deve poggiare su un sostrato di solidi valori. E a chiosa di tutto ciò, il dovere morale e civile che tutti abbiamo di preservare la Costituzione, regola del nostro vivere civile, di batterci per la sua piena attuazione, poiché è questo il vero nodo democratico ancora da sciogliere.
Dalle pagine di questo volumetto traspare insomma tutta la forza, l’energia, la stoffa del combattente, il rigore morale e l’integrità che si definiscono come una regola di vita dalle risonanze kantiane, luminoso esempio che ci si pone davanti come un faro, una bussola nel mare in tempesta di quest’epoca buia e corrotta, monito stentoreo a chi voglia preservare una civiltà conquistata con il sangue ed il sacrificio di individui come lui. Leggerlo e farne propri i valori e gli ideali propugnati è forse il miglior modo per rendere merito alla memoria di una grande uomo.
Non a caso il libro si chiude con una citazione di Carlo Azeglio Ciampi, rivolta ai giovani: “Sta a voi di volgere in positivo le difficoltà di questi tempi”. Proprio come fecero quei meravigliosi combattenti, ragazze e ragazzi d’un tempo lontano, che in fondo sconfissero l’esercito più feroce del mondo, un esercito al servizio di un’idea aberrante ancor più feroce. E con un messaggio finale, lo stesso con cui Carlo Smuraglia ha concluso la sua esperienza di presidente dell’Anpi, la sua stessa parabola terrena, ispirato ad una frase di Ovidio: “Schiena dritta, sguardo verso le stelle, con dignità e speranza.”