L'arcivescovo di Bologna Zuppi sulla guerra: "Io resto affezionato a un'altra parola, ossia disarmo"
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L'arcivescovo di Bologna Zuppi sulla guerra: "Io resto affezionato a un'altra parola, ossia disarmo"

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna: "C'è il rischio di indurirsi, di maggiore chiusura, di maggiore aggressività"

L'arcivescovo di Bologna Zuppi sulla guerra: "Io resto affezionato a un'altra parola, ossia disarmo"
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15 Maggio 2022 - 11.30


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Pacifismo ma nel senso vero della parola, non un espediente per favorire Putin come altri stanno facendo nascondendosi dietro la Chiesa o il mondo pacifista.

“Io resto affezionato a un’altra parola: disarmo. Quelli che hanno vissuto la guerra sanno cosa significa l’arma». Lo afferma il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, in un’intervista a QN.

«Sanno cosa provoca, le lacrime che provoca. È questo a cui bisogna pensare. Il bene e il male. E a quel male che può portare alla distruzione totale – prosegue -. Sembrerebbe logico, è logico. Dobbiamo pensare al disarmo, cominciando da noi eh, sia ben chiaro. Noi stessi siamo `armati´, anche senza avere armi».

Secondo l’arcivescovo di Bologna la pandemia «ha creato contrasti. Da una parte l’aggressività, la paura, l’isolamento, dall’altra parte il capire quanto è importante non stare isolati, non lasciare isolati, e quanto la paura può diventare una prigione – spiega -. Sia la pandemia che la guerra possono creare un motivo di cambiamento, di crescita, non un peggioramento. C’è il rischio di indurirsi, di maggiore chiusura, di maggiore aggressività, questo sì. È una sfida importantissima».

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Un prete oggi «è una persona che rappresenta i sentimenti di Gesù, che rappresenta la gratuità di un mondo in cui tutto viene comprato o venduto, che rappresenta un amore senza interessi, e questa è la castità, una persona che mi aiuta a capire la dimensione spirituale della mia vita – conclude – , e che quindi può essere un buon amico, un buon compagno di strada».

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