Ruben Della Rocca su Lavrov e e le allusioni su Hitler: "La Russia è antisemita dai tempi degli zar”
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Ruben Della Rocca su Lavrov e e le allusioni su Hitler: "La Russia è antisemita dai tempi degli zar”

Parla il vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma: "Purtroppo quello di Lavrov è il riflesso condizionato di una storia lunga più di un secolo. Una storia che parte dai falsi protocolli dei Savi di Sion"

Ruben Della Rocca su Lavrov e e le allusioni su Hitler: "La Russia è antisemita dai tempi degli zar”
Shalom.it Ruben Della Rocca, vicepresidente comunità ebraica Roma
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3 Maggio 2022 - 19.16


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di Antonello Sette

Vicepresidente Della Rocca, il ministro degli Esteri russo Lavrov, nella foga di dare del nazista al presidente ucraino Zelensky, ha detto che anche Hitler era ebreo. Che reazione le suscita questo uso capovolto della storia? 

Indignazione perché per qualsiasi ebreo sentire che il capo dei nazisti, quale è stato Hitler, potesse avere origini ebraiche, come è stato detto dal ministro degli Esteri russo, è fonte di indignazione e di imbarazzo, dice a SprayNews il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma. E’ un capovolgimento della storia. E’ una malcelata forma di antisemitismo.

I social, come sa meglio di me, vanno presi con le molle, essendo diventati una palestra di libero odio. Resta il fatto che le parole di Lavrov sono state prese sui social per oro colato e c’è stata un’ondata antisemita, che ha dato per scontato il binomio ebreo-nazista. Quali sono i rischi legati a queste incontrollate falsità, lanciate impunemente in rete?

La nostra comunità combatte da anni la piaga delle fake news.  Il confine fra la notizia e la non notizia, fra la verità e la menzogna, è diventato sempre più labile, grazie all’uso distorto dei social. Credo che si debba fare quadrato tutti insieme e che sia grandissima la responsabilità dei media, degli uomini di cultura e di tutti che hanno la possibilità di contrastare, nel loro ambito, il dilagare delle fake news. Un campo minato, dove non c’è limite all’idiozia e, nel peggiore dei casi, alla violenza verbale e fisica.

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Lei giudica le parole di Lavrov una forzatura polemica, utilizzata per suffragare la tesi dell’Ucraina nazista, a dispetto di un Presidente ebreo, oppure l’antisemitismo è una piaga che infetta anche il Cremlino?

Purtroppo quello di Lavrov è il riflesso condizionato di una storia lunga più di un secolo. Una storia che parte dai falsi protocolli dei Savi di Sion, un libello creato di sana pianta dalla polizia zarista, dove c’è scritto che gli ebrei complottano per la conquista del mondo e sono protagonisti delle maggiori nefandezze. Dire che gli ebrei hanno creato il nazismo, dando a Hitler un’identità ebrea, sottintende un antisemitismo di fondo, secondo il quale gli ebrei sono quelli che non solo complottano, ma tengono nelle loro mani il mondo. L’espressione becera della propaganda zarista di un secolo e mezzo fa si ripete, tale e quale, nell’anno di grazia 2022. A quelle latitudini è, a quanto pare, un fenomeno che si riproduce ciclicamente.

Si è chiesto come si possa arrivare a dire che la shoah gli ebrei se la siano fatta da soli?

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E’ un abominio, come ha detto anche il Presidente del Consiglio Draghi. Un abominio, che è parte di una spirale di propaganda che la Russia pensa di poter mettere in atto impunemente. L’aggravante è che ha trovato risonanza su un media italiano. Senza contraddittorio e senza alcun ostacolo.

Anche le modalità dell’intervista, andata in onda su Rete 4, l’hanno fatta arrabbiare?

Sarebbe bastato che l’intervistatore avesse preso le distanze, ribadendo al ministro russo che si assumeva la responsabilità di quello che stava dicendo. E che quello che stava dicendo era un falso storico. Fossi stato io il conduttore, avrei fatto così.

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