Altro che legittima difesa, altro che fatalità. Quello che è accaduto sembra sempre di più un’azione premeditata per dimostrare al marocchino con problemi psichici che in città c’era qualcuno che lo avrebbe fatto figure dritto.
L’omicidio di Voghera ha nuove elementi. Dalle indagini della Procura di Pavia è emerso che l’assessore leghista alla Sicurezza di Voghera Massimo Adriatici avrebbe pedinato la futura vittima Youns El Boussettaoui.
Dall’analisi dei filmati delle prime telecamere sparse per Voghera, – si legge sul Corriere della Sera – si sta registrando una «coincidenza quantomeno anomala». Ovvero la presenza, nei medesimi tratti cittadini, dell’avvocato di 47 anni Adriatici e del vagabondo e molestatore seriale 39enne, ammazzato da un proiettile. E sempre, in quei filmati, chi camminava davanti (pare ignaro della presenza alle spalle) era El Boussettaoui, seguito da Adriatici che forse, con quella attività di monitoraggio (e pare non da una posizione distante) voleva appurare eventuali nuove scorrerie del marocchino.
Il pm Roberto Valli, – prosegue il Corriere – uno dei magistrati diretti dal procuratore aggiunto Mario Venditti, ha chiesto al gip l’incidente probatorio per cristallizzare due delle tre testimonianze di clienti del bar «Ligure» di piazza Meardi, fuori dal quale, alle 22.14 dello scorso martedì 20 luglio, dalla pistola con il colpo in canna e senza sicura Adriatici aveva sparato in direzione di El Boussettaoui che lo aveva aggredito con un improvviso pugno in volto.
Al di là delle indagini resta un assessore alla sicurezza noto per i suoi metodi spicci che girava per la città armato, con la pistola senza sicura e il colpo in canna e che ha sperato ad un uomo disarmato e in evidente stato di alterazione psichica.