Si è finalmente arrestato il cammino, dopo 48 ore in Sardegna, del grande incendio che da sabato mattina sta devastando i territori del Montiferru, della Planargia e del Marghine, fra l’Oristanese e il Nuorese.
Come hanno scritto Marco Enna e Roberta Secci, Agi.it, l sindaco di Scano Montiferro, Antonio Flore, ha annunciato che il fronte del fuoco vicino al suo paese e nella zona confinante col Monte Sant’Antonio + stato messo sotto controllo.
“Certo la situazione resta sempre molto precaria”, ha precisato il primo cittadino del paese dal quale ieri sono stati evacuate per precauzione 400 persone, “perché possono esserci ripartenze da un momento all’altro”.
Quello tra Scano, Sindia e Sagama è ora il fronte più pericoloso del rogo. A Santu Lussurgiu e Cuglieri, minacciati dal fuoco nella serata e nella notte tra sabato e domenica la situazione è quasi rientrata nella normalità e si lavora alle bonifiche.
Le immagini che arrivano dal territorio mostrano una scenario impressionante: i boschi non esistono più, restano gli scheletri neri di alberi e arbusti e terra brulla e scura, sotto un cielo grigio che nella notte ha portato qualche goccia di pioggia.
A Tresnuraghes ugualmente si è bloccato l’avanzare dell’incendio nell’area del rimboschimento che sovrasta la borgata marina di Porto Alabe: nella notte c’era stata una ripartenza.
“La situazione sotto controllo”, ha confermato il sindaco Gian Luigi Mastinu, che sta seguendo le operazioni.
“Un disastro senza precedenti”. Il grido si leva dai paesi dell’Oristanese devastati da quasi tre giorni di fuoco. Si stima le fiamme abbiano percorso circa 20 mila ettari, ma il dato è provvisorio. L’area colpita si estende anche su parte del Nuorese. Un numero ancora imprecisato di animali è rimasto ucciso, in un fine settimana fra i più disastrosi che si ricordino in quella parte della Sardegna.
Le immagini che arrivano dai luoghi del rogo sono sconvolgenti: greggi carbonizzate, il cielo oscurato dal fumo, fiamme ovunque, a ridosso di case e strade, a illuminare la notte e a tenere svegli interi paesi. Il danno ambientale è incalcolabile.
“I danni sono immensi, il Montiferru, la flora e la fauna sono perduti, la valle degli olivi, l’olivastro millenario non esistono piu'”, segnala il comune di Cuglieri, fra i più colpiti assieme a Santu Lussurgiu, Sennariolo e Scano Montiferro. “Aziende intere distrutte, animali bruciati, molti hanno perso tutto. Non ci sono state vittime grazie alla macchina dei soccorsi e alle persone di Cuglieri, che unite hanno fatto fronte a questa catastrofe senza precedenti. L’emergenza non è finita, il fuoco non si è fermato e i luoghi vanno messi in sicurezza, bonificati. Le persone sono rientrate nelle proprie abitazioni, in alcuni quartieri non era presente l’acqua perche le condotte sono andate distrutte, Abbanoa ieri mattina ha provveduto al ripristino”.
Cinque Canadair della flotta nazionale hanno ripreso a lanciare acqua dalle prime ore di stamane. Il fuoco ha devastato i boschi del Montiferru, fra le zone verdi dell’isola, e aziende agricole e costretto centinaia di uomini e donne, fra sabato e domenica, a lasciare le loro case per precauzione. Non è ancora potuta rientrara un’ottantina di persone: 50 anziani di una casa di riposo di Cuglieri e trenta abitanti di Borore (Nuoro). Daranno manforte altri quattro Canadair, due dalla Francia e altrettanti dalla Grecia: questi ultimi sono già atterrati ad Alghero stamane.
Il sostegno di Lamorgese
“Sono vicina a tutte le popolazioni gravemente colpite a cui non faremo mancare il doveroso sostegno per superare la devastazione degli incendi”, assicura la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, nel ringraziare “tutte le donne e gli uomini che stanno operando senza sosta per fronteggiare gli incendi in Sardegna e, in particolare, nell’Oristanese”.
Stamane sono cominciate anche le operazioni di bonifica. I fronti del fuoco sono ancora attivi nell’Oristanese fra Scano Montiferro, dove ieri erano state evacuate oltre 400 persone, e Tresnuraghes. Alle squadre locali che hanno lavorato tutta la notte, si sono aggiunte le colonne mobili del Corpo forestale regionale, dell’Agenzia Forestas e della Protezione civile, arrivate da Cagliari, Nuoro e Sassari. Sono in volo anche gli elicotteri della flotta regionale, incluso il SuperPuma decollato da Fenosu.
Comunità in ginocchio
Il vento ha cambiato più volte direzione negli ultimi giorni e reso ancora più impegnative le operazioni di spegnimento, condotte anche in collaborazione con un elicottero del Reparto volo dei vigili del fuoco di Sassari. Intanto, l’ultimo bollettino della Protezione civile regionale segnala per oggi un codice arancione (domenica 25 luglio era rosso) in buona parte della Sardegna, incluso il Cagliaritano e l’area dell’Oristanese. Intere comunità sono in ginocchio, i danni ingenti, in una zona della Sardegna già particolarmente colpita dalla pandemia e dalla carenza di servizi sanitari, come denunciato la scorsa settimana dai sindaci dell’Oristanese che avevano manifestato sulla strada statale 131.
Ora le indagini
“Chiediamo un’immediata indagine”, sollecita Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna, “per verificare il perché dei danni a case e aziende, dentro o a ridosso dei paesi, che avrebbero dovuto avere protezione, attraverso una maggiore attenzione in fase manutenzione del territorio e prevenzione”.
Nel caso del disastro nell’Oristanese, ancora non sono chiare le cause. È ancora da verificare l’ipotesi che le fiamme, favorite dalle particolari condizioni meteo, si siano estese da un focolaio sfuggito alla bonifica di un incendio scoppiato venerdì sera da un’auto bruciata sulla strada provinciale a Bonarcado (Oristano).
Tempi lunghi per riavere gli alberi
Serviranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che in Sardegna, fra l’Oristanese e il Nuorese, hanno devastato negli ultimi due giorni pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio e mezzi agricoli, ucciso animali. La stima è di Coldiretti Sardegna.
“Una catastrofe ambientale” per le aree dove lecci, roverelle e sughere secolari sono andati bruciati e dove saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali. “Un disastro sotto ogni punto di vista”, stima la principale organizzazione agricola dell’isola, “con la distruzione totale delle erbe e delle essenze che sono alla base dell’alimentazione di pecore e mucche. Per ogni bosco andato in fiamme ci sono danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo”.
Dopo due giorni è stato finalmente fermato il fronte di fuoco che ha devastato l'Oristanese
La stima provvisoria è di 20 mila ettari andati un fumo in un fine settimana. Un numero ancora imprecisato di animali è rimasto ucciso e il danno ambientale è incalcolabile
globalist Modifica articolo
26 Luglio 2021 - 15.05
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