Parla la mamma del piccolo Nicola: "Ecco perché viviamo qui"
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Parla la mamma del piccolo Nicola: "Ecco perché viviamo qui"

La scelta di Pina, la mamma del bimbo scomparso e ritrovato nel Mugello: “Mi sono avvicinata al mondo contadino nel 2009 dopo una laurea triennale in scienze sociali"

L'abbraccio con la mamma
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23 Giugno 2021 - 10.49


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La mamma del piccolo Nicola, scomparso ormai da due giorni e fortunatamente ritrovato vivo in un burrone a 2,5 km da casa, racconta la scelta di andare a vivere in campagna, nell’alto Mugello. 
“Mi sono avvicinata al mondo contadino nel 2009 dopo una laurea triennale in scienze sociali. Mi sembrava assurdo saper utilizzare un pc e non aver mai piantato un pomodoro, non saper più riconoscere una pianta velenosa da una che cura, calpestare buonissime erbe mangerecce, quale legna usare per dei manici o dei recinti”, racconta lei su un sito web, come riportato dal Corriere della Sera. 

“Non volevo sfruttare né essere sfruttata — spiega ancora Pina sul sito dell’associazione Campiaperti, comunità in lotta per la sovranità alimentare— gli animali selvatici come tutto il resto li avevo visti nei libri così ho conosciuto Leonardo e altri con cui vivere con la tendenza all’autosufficienza”.
Non ci sono solo Leo e Pina in questo angolo di terra abbandonato da decenni ai confini tra la Toscana e l’Emilia Romagna. I primi ad arrivare nella valle, 37 anni fa, sono state otto persone appena rientrate da un lungo viaggio in India. Da quel momento sono arrivati in tanti a cercare un rifugio a Palazzuolo. Italiani ma anche stranieri, soprattutto tedeschi.
Coltivano gli orti, allevano animali, producono prodotti bio e manufatti artigianali, usano energie rinnovabili. Campanara è diventata così negli anni una sorta di eco-villaggio dove si offre ospitalità in tende indiane attrezzate e dove i telefoni cellulari sono irraggiungibili, dettaglio questo che rende ancora più affascinante quel posto così lontano dal mondo. Qualcuno li ha definiti “squatters rurali”. Qui non ci sono pericoli, raccontano da queste parti, i bambini sono abituati a spostarsi in autonomia.

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