Questi 75 anni della Repubblica, complicati e straordinari
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Questi 75 anni della Repubblica, complicati e straordinari

Dalla Liberazione alla pandemia, dai partigiani in armi guidati da Pertini a Mattarella. Così siamo cambiati in questi tre quarti di secolo

Sandro Pertini
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Nuccio Fava Modifica articolo

1 Giugno 2021 - 15.14


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E’ una lunga cavalcata quella della nostra repubblica nata nel 1946.

Con l’inizio eroico della lotta di Liberazione che sconfigge finalmente l’oppressore nazi-fascista completando concretamente la liberazione dell’intero paese, dalla Sicilia alle Alpi. Con l’apporto fondamentale degli alleati si sfonda finalmente la linea gotica e si giunge alla conquista di Milano, con la sfilata dei partigiani in armi, guidati da Sandro Pertini. Senza questi eventi non avremmo avuto la conclusione vittoriosa del movimento di liberazione, composto con lungimiranza da tutte le forze politiche di centro, di sinistra e della stessa Dc.

Questa scelta favorì la decisione sul referendum istituzionale monarchia-repubblica, passaggio decisivo per lo sviluppo democratico e la definizione straordinaria della Carta costituzionale dopo il riconoscimento del diritto per la prima volta del voto alle donne. Il clima di eccezionale collaborazione alla costituente favorì una intesa sui principi e i valori fondamentali della vita associata che restano ancora oggi a fondamento della nostra vita democratica e civile.

Clima che nella sostanza resse sostanzialmente anche dopo il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti con la scelta di un nuovo governo senza le sinistre. C’era il nuovo clima della guerra fredda, che lo statista trentino seppe anticipare con la sua saggezza, accompagnandola con la scelta atlantica e l’alleanza privilegiata con gli Usa. Indispensabile per gli aiuti di cui l’Italia aveva assoluto bisogno per la ricostruzione in una condizione in cui scarseggiava anche il grano per il pane quotidiano. A tutto questo si accompagna una grande mobilitazione popolare e un imponente moto migratorio interno ed internazionale, la riforma agraria, le opere pubbliche e poi la cassa per il mezzogiorno. Tutta l’Italia è un grande cantiere con la progettazione dell’autostrada del sole, scuole e case popolari in ogni dove. Decisiva la partecipazione convinta del mondo del lavoro e delle imprese, mentre la stessa dialettica governo-opposizione si esprime con una misura di consapevolezza per la straordinarietà del momento.

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Matura man mano anche l’esigenza di superamento del centrismo degasperiano, processo lento e graduale che alla fine sbocca nel primo governo organico di centro sinistra Moro- Nenni. Equilibrio che dura non senza traversie fino agli anni ’90 con l’affermarsi sempre più prepotente di Bettino Craxi. Ma già prima la condizione politica del paese era messa a dura prova dal terrorismo delle Br e delle formazioni di estrema destra, opposti estremismi che in misura differente attentavano alle fondamenta le basi della democrazia e delle istituzioni.

Impreparazione ed inadeguatezza caratterizzarono i tentativi di risposta a cominciare dall’attentato alla banca dell’agricoltura , agli attentati ai treni, e a personalità e figure emblematiche della magistratura , dell’imprenditoria , del giornalismo e del sindacato. La gravità di questi eventi veniva accresciuta dall’emergere di ombre inquietanti sugli apparati dei servizi deviati, con una continua presenza inquietante di esponenti della P2 di Licio Gelli.

Questa enorme macchia sulla nostra vita civile si accompagnava alla recrudescenza di azioni di tipo terroristico da parte della mafia con intrecci non ancora chiariti sul versante del rapporto mafia politica che riguarda anche l’assassinio di Falcone e Borsellino. Singolarmente la Repubblica registra un improvviso cambiamento di fase con l’emergere sorprendente di Silvio Berlusconi quale salvatore della patria, uomo dell’impresa e promotore della promessa di un milione di posti di lavoro siglando in televisione il suo impegno con una bella stilografica.

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Si tratta certo di una grossa novità, di una alternanza del governo del paese, seguita dalla vittoria dell’ulivo di Romano Prodi, troppo ampio e con poche radici per rappresentare una prospettiva durevole.

Intanto i partiti storici, in vario modo venivano travolti dallo scandalo di tangentopoli che, non senza anche qualche eccesso giudiziario, provocava la crisi e la scomparsa dei partiti storici. Non bastava però il cambio di nome a recuperare la perduta credibilità e il vecchio ruolo popolare. Oggi la Repubblica è di fronte ad un ulteriore mutamento con la lega di Salvini a continuo arrembaggio e raccolta di consenso, sempre primo partito nei sondaggi con la crescita di Fratelli d’Italia sempre più prossima  sempre nei sondaggi alla vetta e a raggiungere il Pd. Quest’ultimo ha in qualche modo attenuato il suo travaglio interno, ma la guida nuova di Enrico Letta ha non poche difficoltà da affrontare anche se imposta soluzione nuove e indirizza il suo lavoro verso le donne e i giovani.

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In ogni caso, in una situazione estremamente delicata e impegnativa con la dura prova della pandemia che dovremmo avviarci a superare, grazie al presidente Mattarella e Mario Draghi, alla guida del governo, un raggio di luce comincia a intravedersi e l’orizzonte dell’Europa si fa man mano più convincente: è la strada obbligata per il nostro futuro. 

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