"Ero Straniero": così si uccide una speranza. E si affossa un diritto
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"Ero Straniero": così si uccide una speranza. E si affossa un diritto

L'ennesimo stallo delle domande di regolarizzazione spingono terzo settore, sindacati e associazioni di categoria a scrivere a governo e parlamento affinché si intervenga subito sui ritardi

Ero straniero
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Aprile 2021 - 15.54


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Ero straniero”. Così si affossa una proposta di civiltà. Stallo delle domande di regolarizzazione: terzo settore, sindacati e associazioni di categoria scrivono a governo e parlamento affinché si intervenga subito sui ritardi e vengano superate le sanatorie e riformato l’intero sistema

Così si uccide una speranza. E si affossa un diritto

“La regolarizzazione straordinaria del 2020 è in una situazione di stallo, con pesanti conseguenze in termini di sicurezza sociale e sanitaria e di legalità per il nostro Paese”. Così si legge nella lettera aperta – in allegato – inviata ieri 20 aprile da decine di organizzazioni ai ministri dell’interno, della salute, del lavoro e delle politiche agricole, al presidente della Camera e al presidente della Commissione affari costituzionali della stessa Camera, per chiedere: al governo di intervenire e portare a termine quanto prima l’iter delle oltre 200.000 domande presentate; al parlamento, di riprendere l’esame della proposta di legge popolare di riforma della normativa sull’immigrazione, fermo da più di un anno.

La lettera, promossa dalla campagna Ero straniero, è stata sottoscritta dalle principali realtà impegnate sui temi dell’asilo e dell’immigrazione (Tavolo salute e immigrazione, Tavolo asilo nazionale, Forum per cambiare l’ordine delle cose, Io accolgo, Amsi-medici di origine straniera in Italia), da sindacati nazionali (Cgil, Uil, Usb), dal mondo cooperativo (Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare, e cioè Confcooperative Fedagripesca, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital, insieme a Legacoopsociali) e da alcune associazioni di categoria e realtà (Assindatcolf- Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, Professione in famiglia, Osservatorio Placido Rizzotto-Flai CGIL, ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo della CIA-Agricoltori italiani), operanti nei settori interessati dal provvedimento straordinario di emersione approvato quasi un anno fa (lavoro domestico e di cura, agricoltura).

Il ritardo enorme con cui sta procedendo l’esame delle domande di emersione, documentato dal lavoro di monitoraggio della campagna Ero straniero, con poche migliaia di permessi di soggiorno rilasciati rispetto alle oltre 200.000 domande presentate, si sta traducendo nell’impossibilità, di fatto, per decine di migliaia di persone di accedere pienamente ai servizi, alle prestazioni sociali, alle tutele e ai diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese. Un esempio tra tutti: nonostante la normativa preveda l’accesso al sistema sanitario nazionale anche per i cittadini stranieri in attesa di essere regolarizzati, nella realtà, in molti territori, tale possibilità viene negata. Accade infatti che senza il permesso di soggiorno non venga rilasciata la tessera sanitaria, ma senza quest’ultima è estremamente difficile rientrare nella campagna vaccinale anti-Covid in corso. “Tale situazione di stallo ha, dunque, inevitabilmente un impatto anche a livello di salute pubblica nel contesto di emergenza sanitaria che stiamo vivendo”, si sottolinea nella lettera. Senza permesso di soggiorno, inoltre, diventa complicato anche aprire un conto corrente, necessario per l’accredito dello stipendio di chi sta già lavorando, o avere l’Isee, con cui usufruire delle agevolazioni economiche per le mense scolastiche per chi ha un reddito basso.

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C’è poi un altro aspetto da prendere in considerazione: un anno fa, con lo scoppio in Italia della pandemia, si è rischiato uno stop al comparto agroalimentare, vista la mancanza di lavoratori stranieri stagionali impossibilitati a entrare nel nostro Paese. Da qui il provvedimento straordinario di emersione inserito nel cd. decreto “rilancio”. “A un anno di distanza, all’avvio di una nuova stagione di raccolta, sarebbe paradossale non portare a conclusione rapidamente le decine di migliaia di pratiche in istruttoria, consentendo alle persone che hanno inoltrato domanda di lavorare in sicurezza e andando incontro alla richiesta di manodopera dei datori di lavoro”, si legge nella lettera.

Alla luce di tali considerazioni, le organizzazioni firmatarie chiedono quindi:

– al Governo, e in particolare ai ministeri dell’interno e della salute, di intervenire immediatamente per velocizzare l’iter delle domande, in modo che le 200.000 persone sospese, in attesa di risposta, possano al più presto essere assunte; e di chiarire ai propri uffici che i cittadini stranieri in attesa del permesso di soggiorno godono, sino alla conclusione della procedura, di tutti i diritti connessi allo status di lavoratore regolare.

– al Parlamento, di riprendere quanto prima l’esame della proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero in Commissione affari costituzionali della Camera, riformando la normativa in vigore, ormai superata. “Non sarà sufficiente quest’ultimo provvedimento straordinario a contrastare la creazione di nuova irregolarità, come dimostra quanto accaduto negli ultimi vent’anni”, concludono le organizzazioni. “Serve un intervento che permetta di ampliare le maglie della regolarizzazione e favorire legalità e integrazione, a partire da uno strumento di emersione su base individuale – sempre accessibile, senza bisogno di sanatorie – che dia la possibilità chi rimane senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o di un effettivo radicamento nel territorio. E più a monte, servono nuovi meccanismi legali di ingresso per lavoro o ricerca lavoro. Soluzioni, queste, previste nella proposta di legge popolare all’esame della Camera, la cui approvazione non può più aspettare”.

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Quanti appelli servono ancora?

Già lo scorso 3 marzo, le organizzazioni promotrici avevano reso pubblico un allarmato rapporto sullo stato delle cose.

Come promotori della Campagna Ero straniero  abbiamo svolto una ricognizione rispetto allo stato di avanzamento dell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020, in seguito all’intervento del governo col decreto “rilancio” a maggio 2020. Abbiamo raccolto i dati dal ministero dell’interno e da prefetture e questure nei diversi territori – attraverso una serie di accessi agli atti – e informazioni dalle associazioni di tutela e patronati che, in varie parti d’Italia, hanno seguito cittadini stranieri e datori di lavoro nella presentazione delle domande.  Ne è emerso un quadro preoccupante in tutti i territori, con ritardi gravissimi e stime dei tempi di finalizzazione delle domande improbabili, di anni se non decenni.  Il dossier che pubblichiamo – in allegato, insieme ai dati complessivi – ha l’obiettivo di mettere a fuoco le criticità riscontrate e chiedere un intervento immediato al ministero dell’interno per consentire a quante più persone di portare a termine la procedura avviata, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese.

Ma le conseguenze di tali enormi ritardi sono molto pesanti non solo sulla vita di chi ha fatto richiesta di emersione ed è ancora in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine, costretto nel frattempo a restare nell’incertezza e nella precarietà. La situazione appare grave anche nella prospettiva della campagna vaccinale anti-Covid in corso nel nostro Paese: è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato il prima possibile ed esca dall’invisibilità, in modo da poter garantire una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione. C’è poi un ultimo aspetto da prendere in considerazione: un anno fa, con lo scoppio in Italia della pandemia, il lockdown e la chiusura delle frontiere, si è alzato il grido d’allarme delle associazioni di categoria sul rischio di uno stop al comparto agroalimentare senza l’arrivo di lavoratori stranieri stagionali impossibilitati a entrare nel nostro Paese. Da qui la richiesta al governo da parte del mondo produttivo, delle associazioni, dei sindacati e della società civile per un provvedimento straordinario di emersione che a fine maggio si è concretizzato. A un anno di distanza, sarebbe paradossale, di fronte a tale rischio, non portare a conclusione rapidamente, nelle prossime settimane, le decine di migliaia di pratiche in istruttoria.

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Infine, vogliamo ribadire che non è sufficiente un provvedimento straordinario per affrontare l’irregolarità, come abbiamo visto accadere con le sanatorie negli ultimi vent’anni. Serve uno strumento che risolva a lungo termine la questione, una regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”, e cioè una procedura di emersione sempre accessibile che dia la possibilità a chi è senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o della presenza stabile sul territorio, come accade, per esempio, in Germania o in Spagna. E serve, più a monte, introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose. Soluzioni, queste, previste nella proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera. Una riforma di cui c’è sempre più bisogno, ma che il Parlamento fatica a fare propria”.

Un mese e mezzo dopo, le cose non sono affatto migliorate. Tutt’altro. Presidente Fico, presidente Casellati, presidente Draghi, non avete niente da dire?

Ero straniero è promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, CILD, ACLI, Legambiente Onlus, Terra!, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno di numerosi sindaci e decine di organizzazioni.

 

 

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