Il racconto del sindacalista Airaudo: "I miei genitori uccisi dal virus e dalle corsie preferenziali"
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Il racconto del sindacalista Airaudo: "I miei genitori uccisi dal virus e dalle corsie preferenziali"

Il politico piemontese che ha perso madre e padre in due settimane: "Sono morti divisi nella disorganizzazione di quel sistema che invece avrebbe dovuto salvarli, come migliaia della loro generazione"

Giorgio Airaudo
Giorgio Airaudo
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2 Aprile 2021 - 11.47


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Due gravi lutti hanno colpito il sindacalista e politico piemontese Giorgio Airaudo in pochi giorni.

“Mia madre è morta ieri, all’ospedale di Rivoli, vicino a Torino. Dieci giorni dopo mio padre, che è mancato a Tortona perché non c’erano più letti per ospitarlo vicino a casa. Travolti dal Covid e dal silenzio. Se ne sono andati come migliaia e migliaia della loro generazione”.

Airaudo spiega la drammatica vicenda che ha colpito la sua famiglia: “Dopo averci insegnato il rispetto per le istituzioni, il dovere di combattere per migliorarle, la forza per non accontentarsi. Sono morti divisi dall’impazzimento e dalla disorganizzazione di quel sistema che invece avrebbe dovuto salvarli. La clessidra, per mia madre, ha cessato di scorrere ieri. Evidentemente non era stata giudicata abbastanza fragile per essere vaccinata in tempo. Non aveva un ordine professionale che la tutelasse e le creasse una corsia privilegiata. Come mio padre, quelle corsie non le aveva mai cercate. Una tentazione per molti forte, un modo per arrivare prima alla vaccinazione”.

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Il sindacalista ricorda la storia dei propri genitori: “Erano arrivati a Torino a fare gli operai, venuti da lontano, da famiglie contadine. Mia madre addirittura dall’immigrazione istriana e dai campi profughi. Nella città che il boom economico stava radicalmente trasformando, avevano imparato una nuova educazione civica. Quella che si insegnava nelle fabbriche, nelle lotte collettive per migliorare le condizioni di vita di tutti. Perché, ci dicevano, quello era l’unico modo per cambiare lo stato delle cose esistenti. Mamma, papà, diciamolo: non è andata così. Avreste potuto essere più fortunati. In questa Italia delle assurdità, dove ogni Regione ha le sue regole, poteva andarvi meglio. Potevate avere l’occasione di vivere nel Lazio, dove in questi giorni si cominciano a vaccinare i settantenni”.

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